Twiga, il fine settimana e gli arabi “salvano” la stagione. E la tenda vip da 1.500 euro va a ruba
Dal cambio di proprietà con Del Vecchio alle presenze straniere meno politici e più imprenditori: il Twiga racconta la sua estate e le sfide della Versilia
PIETRASANTA. Cala il sipario, domenica 14 settembre, sull’estate del Twiga, la prima con in dote la griffe di Leonardo Maria Del Vecchio, uno degli eredi dell’impero Luxottica.
Dopo 24 anni nel segno di Flavio Briatore, il “nuovo corso” conferma quindi una regola consolidata: il locale, nei mesi invernali, andrà in letargo. «Riapriremo nel 2026, a Pasqua per una mera questione di sostenibilità economica» le parole di Mario Cambiaggio, amministratore delegato da 19 anni a questa parte della società che gestisce stabilimento balneare, ristorante e discoteca. «Come è stato passare da Briatore a Del Vecchio? Mai avuto problemi nei rapporti con le persone e quindi tutto bene anche se ovviamente ogni gruppo ha le proprie esigenze e peculiarità. Se resterò anche il prossimo anno? Vediamo», il pensiero di Cambiaggio che poi entra nel merito della stagione estiva al crepuscolo.
«I nuovi proprietari hanno giustamente imposto un cambio nel look del locale, investendo molto dal punto di vista economico, per poi lasciare, dopo qualche esperimento iniziale, sostanzialmente inalterato lo stile Twiga, inteso come dinner show, cena, musica da discoteca. Se abbiamo registrato, come lamentato altrove, un calo di presenze? Diciamo che abbiamo retto discretamente: ovviamente tutto molto bene nei week end, meno durante la settimana. Mi spiego: su spiaggia il numero dei clienti stagionali è rimasto lo stesso di un anno fa, ma è calata la durata della loro permanenza. La nostra è una clientela di livello medio-alto che non ha alcun problema a spostarsi e a trascorrere la vacanza anche in altre località lasciando la Versilia come base. Alla fine, se si può dire, ci ha “salvato” un’altra clientela, quella araba presente in gran numero anche in questo periodo. Molti anche gli americani. Spese folli? Non direi: di solito queste si registrano in discoteca dove però l’età media si è abbassata, nei fine-settimana è compresa fra i 20 e i 25 anni e quindi c’è una minore propensione alla spesa. Certo – prosegue Cambiaggio – al Twiga i prezzi restano importanti».
Meno politici e volti conosciuti, più imprenditori dal portafogli “profondo”
Prendi la tenda presidenziale vista battigia (quella conosciuta come la pagoda solitamente a uso dell’ex socia Daniela Santanchè) che è comunque andata a ruba ogni giorno, al modico costo di 1.500 euro, mentre per una tenda “ordinaria” si spendono dai 16 ai 18 mila euro a stagione. Per la prenotazione di un tavolo in discoteca, che è a ingresso libero previa selezione, si paga invece fino a 1.000 euro (per cominciare). E a proposito di Santanché: al Twiga non si è fatta «vedere neppure una volta – dicono – così come Briatore che però è impegnato con la Formula 1». Così come non si sono fatti vedere i politici, non solo di centrodestra, che si accompagnavano in passato allo stesso ministro del Turismo. Scarse anche le presenze fra i volti da copertina: fra questi l’icona del basket Michael Jordan e poi ancora i “soliti” Fedez, Gregoraci e Panicucci. «I tempi sono cambiati: oggi prevale il cliente imprenditore, magari meno conosciuto dal grande pubblico, ma con enormi disponibilità economiche» prosegue Cambiaggio che poi lancia una missiva al curaro nei confronti dell’offerta turistica versiliese.
I limiti dell’offerta in Versilia: prezzi alti ma talvolta servizi non all'altezza
«Questa è una zona dove, alla voce prezzi si chiede molto al cliente. Ma se chiedi molto devi anche essere strutturato per dare molto e purtroppo non sempre è così. Gli alberghi all’altezza e pluristellati sono pochi, i servizi, vedi i collegamenti con i taxi sono scarsi, ci salva una buona ristorazione, ma non è sufficiente. La Versilia che pretende di essere esclusiva in realtà fa i conti con un’offerta non degna, talvolta, del proprio nome. L’investimento di Giorgio Armani nella Capannina è un segnale straordinario perché riqualificherà un locale storico al quale noi del Twiga neanche possiamo accostarci per notorietà e fascino, ma non basta: serve un miglioramento dell’offerta generale. E invece qui anche in alcuni stabilimenti balneari di medio livello si chiedono 25-30 euro per un semplice piatto di spaghetti con le arselle: lo cito a titolo di esempio, ma lo voglio dire perché se ti proponi nel segno dell’eccellenza e in concorrenza con i ristoranti allora devi avere struttura e servizi adeguati ai prezzi che chiedi. La Versilia non può e non deve essere un paese solamente per ricchi, ma bisogna garantire invece un’offerta complementare: il Twiga, la Capannina, l’Alpemare, il Maitò e via dicendo vanno più che bene perché rispondono a un certo tipo di clientela fra lusso e alta qualità dei servizi, ma serve anche una proposta adeguata per chi ha meno disponibilità economica. E invece si tende, generalmente, a chiedere sempre di più senza però garantire un’offerta sempre all’altezza. Così facendo – sottolinea Cambiaggio – le famiglie e ancora i giovani alla fine vanno altrove oppure si fermano meno in zona. Un discorso che non vale solo per gli stabilimenti balneari, sia chiaro. Facciamo attenzione, non basta il marchio Versilia per essere competitivi con altre realtà o per giustificare un tariffario irragionevolmente eccessivo».