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Disconnettere i bambini? Lo studio dei pediatri: ogni ora davanti a uno schermo rischi per corpo e mente


	(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Intanto l’Australia ha vietato l’uso dei social ai minori di 16 anni: «Così le famiglie sono più tranquille»

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I bambini dormono meno, si muovono meno, parlano meno. E sono più ansiosi e soli. È il prezzo invisibile della vita digitale che entra troppo presto nelle case e nei giochi. E gli studi più recenti mostrano quanto questo “prezzo” sia concreto già dalla prima infanzia: 30 minuti in più al giorno di uso dei dispositivi digitali possono raddoppiare il rischio di ritardo del linguaggio sotto i 2 anni; ogni ora aggiuntiva di schermi riduce il sonno di circa 15 minuti nei bambini tra 3 e 5 anni; oltre 50 minuti al giorno di schermi si associano a un maggior rischio di ipertensione pediatrica. E già tra i 3 e i 6 anni a quello di sovrappeso.

Non è un caso che nei giorni scorsi in Australia sia entrato in vigore il divieto di accesso ai social sotto i 16 anni. «Questo è il giorno in cui le famiglie australiane riprendono il potere dalle grandi aziende tecnologiche e affermano il diritto dei bambini di essere bambini e dei genitori di avere maggiore tranquillità», ha detto il primo ministro Anthony Albanese all'Australian Broadcasting Corp. «Questa riforma cambierà la vita per i bambini australiani, consentendo loro di vivere semplicemente la loro infanzia, e per i genitori australiani, consentendo loro di avere maggiore tranquillità».

I dati dei Pediatri

La Società italiana di Pediatria (Sip) torna a parlare di bambini e digitale con dati aggiornati e raccomandazioni più stringenti: ogni anno guadagnato senza digitale è un investimento sulla salute mentale, emotiva, cognitiva e relazionale dei bambini. Dopo le prime raccomandazioni del 2018 e del 2019, la Sip ha condotto una nuova revisione sistematica della letteratura internazionale, analizzando oltre 6. 800 studi, di cui 78 inclusi nell’analisi finale. Il lavoro aggiorna le evidenze sugli effetti dell’uso di smartphone, tablet, videogiochi, social media sulla salute fisica, cognitiva, mentale e relazionale dei minori.

Lo smartphone e il web

Innanzitutto: evitare l’accesso non supervisionato a internet prima dei 13 anni per i rischi legati all’esposizione a contenuti inappropriati; rinviare l’introduzione dello smartphone personale almeno fino ai 13 anni per prevenire conseguenze sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale; ritardare il più possibile l’uso dei social media, anche se consentiti per legge; evitare l’uso dei dispositivi durante i pasti e prima di andare a dormire; incentivare attività all’aperto, sport, lettura e gioco creativo; mantenere supervisione, dialogo e strumenti di controllo costanti in tutte le fasce d’età.

È importante, raccomanda inoltre la Sip, promuovere a scuola l’educazione digitale consapevole, mentre i pediatri dovrebbero valutare regolarmente le abitudini digitali dei bambini e fornire consulenza preventiva alle famiglie. Confermate le raccomandazioni già emanate nel 2018: niente dispositivi sotto i due anni, limitarli a meno di un’ora al giorno tra i 2 e i 5 anni e a meno di due ore dopo i 5 anni, sotto il controllo dell’adulto. Il cervello dei ragazzi ha bisogno di tempo, non di schermi, il monito degli esperti. «L’età pediatrica è una fase di straordinaria vulnerabilità e crescita: il cervello continua a formarsi e a riorganizzarsi per tutta l’infanzia e l’adolescenza – precisano dal Sip -. Una stimolazione digitale precoce e prolungata può alterare attenzione, apprendimento e regolazione emotiva. Posticipare l’accesso autonomo a Internet e l’età del primo smartphone almeno fino ai 13 anni è un investimento in salute, equilibrio e relazioni. Dobbiamo restituire ai bambini tempo per annoiarsi, per muoversi, per giocare e per dormire. La presenza e l’esempio degli adulti restano la prima forma di prevenzione digitale». Il consiglio della Sip è “meno schermi, più esperienze reali”.

«Sotto i 13 anni l’eccesso di schermi è associato a ritardi del linguaggio, calo dell’attenzione e peggioramento del sonno. Negli adolescenti vediamo crescere ansia, isolamento, dipendenza dai social e perdita di autostima – spiega Elena Bozzola, coordinatrice della Commissione Dipendenze Digitali Sip – Ogni ora passata davanti a uno schermo è un’ora sottratta al gioco, allo sport, alla creatività. Non serve demonizzare la tecnologia, ma insegnare a usarla con misura e consapevolezza. Più esperienze reali, meno digitale non supervisionato: è questa la vera sfida educativa di oggi».

Occhio alla salute

L’eccesso di tempo davanti agli schermi influisce su più aspetti della salute: obesità e rischio cardiovascolare, sviluppo cognitivo, sonno, salute mentale, dipendenze digitali, vista, cyberbullismo e sessualità online. Da qui le «7 P che aiutano a crescere»: posticipare il più possibile l’esposizione digitale; proteggere corpo e mente per tutelare sviluppo cognitivo, vista e sonno; promuovere esperienze reali per rafforzare l’empatia; preservare la centralità dell’adulto che vuol dire dialogare e dare l’esempio con comportamenti digitali equilibrati; porre regole chiare, stabilire limiti precisi (niente dispositivi in camera da letto). 

 

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