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Salario minimo, perché il Governo ha bocciato la legge della Toscana? Cosa dice l’articolo 117


	Giorgia Meloni ed Eugenio Giani
Giorgia Meloni ed Eugenio Giani

Il provvedimento, approvato dal Consiglio regionale il 18 giugno 2025, prevedeva che nelle gare pubbliche regionali ad alta intensità di manodopera basate sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, venisse attribuito un punteggio aggiuntivo alle imprese che applicano contratti con una soglia salariale non inferiore a 9 euro lordi l’ora

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La legge regionale della Toscana che introduce un criterio premiale per le aziende che garantiscono un salario minimo orario di almeno 9 euro lordi è finita sotto la lente del Governo. Durante il Consiglio dei Ministri di lunedì 4 agosto, l’Esecutivo ha deciso di impugnarla davanti alla Corte Costituzionale, accendendo così un nuovo fronte di confronto politico sul tema delle retribuzioni dignitose e sulla competenza legislativa in materia.

Il testo

Il provvedimento, approvato dal Consiglio regionale il 18 giugno 2025 (legge n. 30), prevedeva che – nelle gare pubbliche regionali ad alta intensità di manodopera – basate sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, venisse attribuito un punteggio aggiuntivo alle imprese che applicano contratti con una soglia salariale non inferiore a 9 euro lordi l’ora. Secondo il comunicato ufficiale diffuso al termine del Consiglio dei Ministri, la norma toscana violerebbe l’articolo 117, secondo comma, lettera e) della Costituzione, poiché interferirebbe con la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela della concorrenza.

Schlein (PD): «Una legge di civiltà, Meloni la teme»

La reazione del centrosinistra non si è fatta attendere. A intervenire con parole nette è stata la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha commentato: «Ancora una volta il Governo Meloni dimostra di avere paura del salario minimo. Tant’è che impugna la legge regionale della Toscana presso la Consulta pur di far scomparire dal dibattito pubblico questa legge di civiltà». Il tema del salario minimo continua così ad essere uno dei nodi caldi del confronto politico nazionale. Mentre da un lato si spinge per introdurre tutele minime uniformi per i lavoratori, dall’altro il Governo ribadisce la centralità della contrattazione collettiva e l’esigenza di mantenere l’unitarietà legislativa, soprattutto in ambito economico e concorrenziale.

Una battaglia politica e costituzionale

La scelta di Firenze di incentivare, attraverso meccanismi premiali, le aziende più attente ai livelli salariali si scontra quindi con la visione dell’Esecutivo, secondo cui l’intervento legislativo regionale sarebbe sconfinato in un ambito non di competenza. Il caso ora passerà alla Corte Costituzionale, che sarà chiamata a decidere se la Toscana abbia esercitato legittimamente la propria autonomia o se abbia effettivamente violato i limiti stabiliti dalla Carta. Nel frattempo, la polemica politica è destinata a proseguire, alimentata da una questione che tocca sia il piano giuridico che quello etico e sociale: è lecito, per una Regione, premiare le imprese che tutelano maggiormente i propri dipendenti, anche a costo di intervenire – seppur indirettamente – nella materia salariale?

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