Il Tirreno

Toscana

Cultura

Invisibile ma indelebile, la letteratura è un vero patrimonio: Campana e Ungaretti lo dimostrano

di Chiara Francesca Pierri *

	I soldati in trincea durante la Prima Guerra Mondiale
I soldati in trincea durante la Prima Guerra Mondiale

I versi ci rendono consapevoli della diversità umana, quella delle lingue e delle culture, e sono luogo d’incontro tra l’individuo e il mondo

3 MINUTI DI LETTURA





Ad oggi risulta assolutamente necessario preservare tutto l’insieme delle testimonianze, sia tangibili che intangibili, che vertono sul riconoscere l’identità di un popolo facente parte di una determinata nazione e ne raccontano la storia. Il riferimento è al patrimonio culturale, che può essere organizzato in due categorie principali: il “patrimonio materiale”, che comprende edifici storici, monumenti, opere d’arte, e il “patrimonio immateriale”, che comprende espressioni culturali non fisicamente tangibili. In quest’ultimo è compresa anche la poesia come forma artistica e sublime mezzo per il quale la parola conquista lo spazio a lei necessario, entrando in contatto con le diverse lingue e culture.

Ce lo dimostrano i versi del poeta peruviano César Vallejo a proposito del valore della poesia: «La poesia non è un banale gioco di suoni, parole e immagini: ha un potere creativo e trasformativo (…). La poesia è anche quest’arte unica che ci rende consapevoli della straordinaria diversità umana: la diversità delle lingue e delle culture. È un luogo di incontro tra l’individuo e il mondo. È un’introduzione alla differenza, al dialogo e alla pace. È la testimonianza dell’universalità della condizione umana che va oltre gli innumerevoli mezzi usati per descriverla». Fortunatamente, all’interno del nostro vastissimo patrimonio immateriale disponiamo di molte opere letterarie degne di valore che caratterizzano ancora oggi la nostra storia. Come primo esempio vorrei proporre un’opera di uno dei più rilevanti poeti del primo 1900, Dino Campana, del quale la più importante raccolta poetica “I canti orfici” costituisce ancora al nostro tempo un pilastro nella letteratura italiana, in particolare come origine dell’orfismo poetico novecentesco.

Attraverso l’uso del prosimetro, Campana ripercorre il tema del paesaggio notturno, in particolare quello della “pampa” argentina e i territori italiani della Romagna e della Toscana, il quale incarna il tempo oscuro e tenebroso di un mistero metafisico che costituisce un forte senso di curiosità, come se fosse la strada da intraprendere per raggiungere la verità profonda nascosta. Il titolo dell’opera mostra un chiaro riferimento al mistico: il poeta si avvale dell’interpretazione del mito di Orfeo e della memoria orfica, una memoria non solo intima e personale ma collettiva, che trova le proprie radici ancestrali nell’essere umano, narrando così esperienze notturne vivibili da ogni uomo completamente immerso in una misteriosa natura che suscita una serie di riflessioni riguardanti il vero valore dell’esistenza, tema di rilevante importanza a tal punto che quest’opera viene ancora studiata e analizzata ancora oggi. Di fondamentale importanza storica e culturale per il nostro popolo sono anche i componimenti di Giuseppe Ungaretti, i quali risentono, in alcuni casi, dell’Ermetismo, un movimento culturale sviluppatosi nel Novecento, la cui poetica manifesta un carattere chiuso e complesso con il susseguirsi di analogie di non immediata interpretazione. Da giovane Quasimodo ha servito come soldato durante la Prima guerra mondiale e, attraverso i suoi versi, ha descritto la dura vita nella trincea. Nella sua celeberrima poesia intitolata “Veglia” il poeta ci rende partecipi della dura esperienza caratterizzata, ovviamente, da condizioni igieniche precarie tra i cadaveri dei compagni caduti in combattimento, ma anche da un senso di “attaccamento alla vita” (come riporta nella poesia), che consiste nella flebile speranza di riuscire a riaprire gli occhi all’alba del giorno seguente, continuando così a vivere. Ritengo che queste testimonianze letterarie e poetiche, intese come autentiche portatrici di valori sia morali che civili all’interno della nostra comunità e che vanno a costituire parte del nostro “patrimonio immateriale”, debbano essere ancora oggetto di studio e analizzate, ma soprattutto tramandate, perché rappresentano la nostra identità ottenuta, con grandi sforzi e numerosi processi, durante il corso della Storia. Esse sono soprattutto simbolo della nostra nazione, che è stata ed è ancora ad oggi culla di prestigiosi poeti ed intellettuali che, attraverso le proprie opere e testimonianze, affrontano temi cari sia all’uomo vissuto in un determinato periodo storico sia a quello del presente.

* Studentessa di 16 anni del liceo classico XXV Aprile di Pontedera (Pisa)

Chiesa
L’ultimo saluto

I funerali di Papa Francesco: 250mila i fedeli in piazza. L’omelia: «Sempre vicino agli ultimi della terra»

Le immagini

Papa Francesco, in 250mila ai funerali: piazza San Pietro dall'alto

Sani e Belli