Calcio: Serie B
Usiamo la lingua dei segni: il rispetto della diversità parte dal linguaggio
Un emozionante incontro nel teatro di Cavriglia ha celebrato la comunicazione inclusiva, raccontando la storia di Helen Keller e Anne Sullivan
«È necessario formare le persone a usare linguaggi che rispettino la diversità. Il diritto a comunicare è uguale per tutti donne e uomini, che tu sia sordo, down, cieco o "normale"», dice Alessandra Cristofani. Interprete LIS, la lingua dei segni. «Il mio babbo e la mia mamma sono sordi ed in casa ero io la disabile e dovevo abituarmi a capire a dialogare con loro e a vedere la tv senza audio». L’ho ascoltato qualche giorno fa quando, nel teatro di Cavriglia, si sono confrontati su questi temi attori, operatori, studenti e tanti sordi.
L’emozione è stata forte nell’incontro-lezione che preparava allo spettacolo teatrale della sera. Chiara Cappelli è una brava attrice, che in questo periodo porta in giro assieme ad Ilda Fusco, una storia intensa ed emozionante, quella di Helen Keller, una giovane sordocieca e della sua insegnante Anne Sullivan. È la storia vera di un incontro miracoloso, scritto in una toccante autobiografia da Helen, tra una ragazzina disabile ed Anna, donna tenace, paziente e determinata che insegnerà alla bambina a trovare il proprio spazio nel mondo. Helen riuscirà a superare le barriere della comunicazione e a scoprire il potere delle parole e della scrittura, così da comunicare, interagire con gli altri, esprimere i propri affetti, i propri diritti, fino a diventare una scrittrice, un’avvocatessa e una popolare attivista per i diritti. Assieme ad Anna, nell’America dei primi anni del secolo scorso furono militanti progressiste e pacifiste, battendosi per i diritti delle donne e per il controllo delle nascite. Nel 1915 fondarono anche l’organizzazione non-profit Helen Keller International per la prevenzione della cecità.
Due icone per la battaglia per il raggiungimento delle pari opportunità qualunque fossero le abilità di ciascuno. Anna dei miracoli, in molti ricorderanno Anna Proclemer e Ottavia Piccolo. Ma l’esperienza di Chiara e Ilda è forse ancora più originale e interessante. La loro non è solo la storia di una esperienza teatrale ma anche il tentativo, con la compagnia teatrale Infabula ed il regista Mirko Angelo Castaldo, di coinvolgere nel loro progetto teatrale studenti e persone con sordità, come è successo a Cavriglia, in un percorso di comunicazione inclusiva. Perché le parole hanno un potere grande: danno forma al pensiero, trasmettono conoscenza, costruiscono visioni, incantano, guariscono e fanno innamorare. Permettono a tutte le persone, indipendentemente dal genere, dall’etnia, dall’orientamento sessuale, dalla disabilità o dall’età, di sentirsi rappresentate e valorizzate. Tutti assieme appassionatamente, uno vicino all’altro.
Commossi e felici, per la storia di Helen e Anna, per la recitazione di Chiara e Ilda, per la presenza sul palco di Alessandra che con la sua armoniosa gestualità comunicativa pare danzare ed essere lei l’attrice protagonista. Tutto si conclude con un grande momento, il battito delle mani e la danza delle dita. L’onda sonora del suono delle mani che battono insieme e la magia speciale della lingua dei segni, con i movimenti delicati delle mani che frullano in aria come fossero farfalle. Un emozionante momento di fusione.
*Scrittore e attivista per i diritti