Il Tirreno

Toscana

Un gioiello dell’antichità

Scoperto un tesoro medievale toscano, il “codice” contiene 130 pagine di segreti e misteri: il ritrovamento di tre ricercatori

di Roberta Galli

	Alcune parti del prezioso manoscritto
Alcune parti del prezioso manoscritto

Il prezioso manoscritto conosciuto come “Beinecke Ms. 1153” era finito negli Usa

07 maggio 2024
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Da tre secoli non se ne avevano notizie. Da Luni, a cavallo tra la Toscana e la Liguria, era finito prima in Canada e poi negli Stati Uniti, ma grazie al lavoro di un gruppo interdisciplinare di studiosi dell’Università di Pisa, la reale identità di quello che oggi è conosciuto come il manoscritto “Beinecke Ms. 1153”, è stata definitivamente svelata, anche se molti misteri legati sulla sua origine restano ancora da decifrare.

Pezzo unico

Il prezioso codice medievale, 130 pagine in tutto, risalente alla seconda metà del Trecento, un tempo appartenente alla diocesi di Luni, già conosciuto, ha potuto però rivelare la sua unicità: al suo interno sono raccolte diverse vite di santi, tra cui quella inedita di San Terenzio, e il racconto del viaggio in Terrasanta di un cimatore pontremolese, oltre a schemi lunari e a un trattato sulla Pasqua. Una storia affascinante quella di “Beinecke Ms. 1153”, legata a filo doppio a quella dei ricercatori pisani che per due anni lo hanno studiato e passato sotto la lente di ingrandimento del sapere per cogliere ogni piccolo dettaglio. A partire dal suo lungo viaggio che dalla diocesi di Luni, nella seconda metà del Settecento, tra lasciti testamentari e compravendite, l’ha portato fino negli Stati Uniti. Più precisamente, sugli scaffali della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, dove un appassionato l’ha trovato e scannerizzato.

I ricercatori

Ed è grazie alle nuove tecnologie che una copia dell’antico manoscritto è arrivato tra le mani dei tre ricercatori dell’Università di Pisa: Paolo Pontari, filologo del dipartimento di Filologia, Letteratura e linguistica, Enrica Salvatori, storica del dipartimento di Civiltà e forme del sapere, e Gianni Bergamaschi, agiologo. «Lo studio che stiamo conducendo su Beinecke è trasversale a tutti i testi che compongono questa interessante miscellanea di origine lunigianese - ha spiegato il professor Pontari -. Fra i documenti contenuti nel manoscritto si evidenza, però, un testo odeporico, ovvero relativo a un viaggio, la cui edizione critica, attualmente in preparazione, ci permetterà di seguire le tracce del cimatore Franceschino da Pontremoli nel suo pellegrinaggio a Roma e in Terrasanta».

Dentro la storia

Il testo è una fonte preziosissima per la comprensione del medioevo toscano e lunigianese. «E porterà a importanti scoperte storiche - ha sottolineato la professoressa Salvatori -. Si tratta di una miscellanea che contiene diverse vite di santi, l’ordinamento dei canonici della cattedrale di Luni, calendari, schemi lunari e un trattato per l’individuazione della Pasqua». Ma l’unicità e i misteri che avvolgono “Beinecke” devono essere ancora scoperti fino in fondo. «L’interesse di questo manoscritto sta prima di tutto nell’eterogeneità dei testi che contiene, la maggior parte dei quali sono agiografici ma che non sono disposti secondo il ciclo liturgico annuale - ha detto l’agiologo Bergamaschi -. Il problema che resta aperto è capire per quali motivi sia stato confezionato un codice di questo genere, in cui anche i testi agiografici sono disomogenei: alcuni sono molto ricchi, altri sono più poveri. In più, c’è una grossa componente francescana, ma nel mezzo compaiono anche santi la cui presenza in questo contesto è difficilmente comprensibile, come nel caso di Sant’Ivo di Bretagna e Audomaro di Thérouanne. E come ci siano finiti è tutto da scoprire». Una cosa è certa, l’emozione che i tre ricercatori pisani hanno provato nello studiare il reperto è stata grandissima. «In autunno andremo negli Stati Uniti per vederlo da vivo - ha concluso il professor Pontari - dopo averlo studiato per tanti mesi su di una riproduzione digitale». 

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