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Il Santa Chiara in Cisanello: campagna di donazioni per il nuovo ospedale. Oltre 50 sale operatorie e tecnologie avanzate: ecco come sarà

di Cristiano Marcacci

	La direttrice generale, Silvia Briani e l'area dei lavori
La direttrice generale, Silvia Briani e l'area dei lavori

Sarà pronto a fine 2026, la dg dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, Silvia Briani: «Tra un mese lanceremo il “fundraising”. I reparti sono destinati a rimanere, ma le modalità di assistenza dovranno essere univoche»

05 maggio 2024
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PISA. La Toscana e Pisa al centro dell’Europa, tra i via-vai ininterrotti di tir e betoniere, i colpi delle mega trivelle e i sibili delle otto gru che “comandano” le operazioni dall’alto. Procedono a ritmo serrato i lavori per la costruzione di quello che è destinato presto a diventare uno degli ospedali più grandi d’Europa, il nuovo Santa Chiara in Cisanello, praticamente un raddoppio dell’attuale policlinico di Cisanello con l’inclusione del Santa Chiara ora nel centro della città della Torre. Risale all’ottobre del 2019 la firma del contratto per le opere propedeutiche (viabilità, sottopassi, isola ecologica), seguito a dicembre dalla simbolica posa della prima pietra. Poi, in rapida rassegna, la costruzione dei nuovi edifici del colosso della salute, un ospedale moderno e all’avanguardia, di rilievo internazionale, con all’interno la Scuola di Medicina e gli spazi per la ricerca e la didattica. Un campus universitario dentro l’ospedale e l’ospedale dentro un campus universitario, in un connubio con le attività assistenziali senza più frammentazioni e difficoltà logistiche. La direttrice generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana Silvia Briani ha sempre parlato di un ospedale ad alta specializzazione e ad alta tecnologia, che in questi anni sta adeguando la progettazione alle nuove sfide poste dalla transizione digitale.

Dottoressa Briani, questo nuovo ospedale di tutti i toscani, e non solo, quanto costerà. E, soprattutto, quando sarà pronto?

«Complessivamente, con l’ultimo assestamento del piano economico, siamo a 316 milioni, compresi i 6 milioni del fondo legato al bando per l’efficientamento energetico e i quasi 11 milioni di risorse del Pnrr per il rispetto delle norme anti-sismiche. A questi si aggiungono i 12 milioni per il blocco operatorio situato al primo piano dell’edificio 34 e gli oltre 58 milioni derivanti dal rimborso ministeriale per i costi lievitati a causa prima della pandemia da Covid e poi della guerra. I cantieri vanno avanti secondo il programma. A fine 2026 l’ospedale dovrebbe essere concluso, agli inizi del 2027 scatteranno i sei mesi necessari per i traslochi dal “vecchio” Santa Chiara. Il nuovo policlinico si estenderà (comprese le aree parcheggio) per 590mila metri quadrati, di cui 364mila di pavimenti. Sarà uno dei più grandi d’Europa».

Il percorso d’avvicinamento alla completa realizzazione dell’opera è tutto sotto l’egida di un brand che si chiama “Chiara cresce - Nuovo Santa Chiara in Cisanello”. Perché connotare il policlinico con un marchio?

«Abbiamo brevettato un logo che usiamo già per la tutta la nostra documentazione e per le comunicazioni esterne. Si chiama appunto “Chiara cresce - Nuovo Santa Chiara in Cisanello” e contiene, non a caso, la Torre di Pisa e il simbolo del web, a testimonianza del fatto che il nuovo Santa Chiara sarà uno “smart hospital”, con una forte impronta digitale. Sempre legato al logo stiamo inoltre mettendo a punto il progetto “Io sto con Chiara”, che prevede un’operazione di raccolta fondi rivolta a tutti. Vi potranno aderire singoli cittadini, privati, aziende, fondazioni, benefattori di ogni tipo. L’obiettivo è la realizzazione di progetti a sostegno e in risposta ai bisogni della popolazione attraverso una collaborazione trasparente che produca benefici per la comunità e il territorio sempre nell’ottica della centralità del paziente/utente. Si tratterà di catalizzare donazioni per garantire alcuni investimenti collaterali decisivi per rendere il nuovo Santa Chiara un progetto di comunità appunto, aggiornando la tecnologia e le attrezzature, gli arredi per rendere gli spazi più confortevoli per il benessere dei pazienti, degli operatori e dei familiari. E inoltre per essere a fianco dei piccoli pazienti adornando i loro spazi e i loro giochi. Il nuovo Santa Chiara dovrà diventare un bene inestimabile per una grande comunità, in grado, secondo noi, di richiamare l’interesse di parecchi stakeholders esterni. Attorno occorre costruirci un cordone di affettività, sentimento e senso di appartenenza. Un po’ come è successo in questi ultimi anni con l’ospedale pediatrico Meyer, per il quale sono state messe a punto diverse operazioni che hanno coinvolto tantissime persone».

Decisiva, però, sarà anche la professionalità di chi ci lavorerà. Non le sembra?

«Certo. Come già ora ci saranno ottimi e stimati professionisti in numerose branche. Mi viene, ad esempio, in mente l’endocrinologia, settore in cui siamo all’avanguardia nel mondo. Il numero dei letti sarà più o meno analogo a quello attuale, circa 1.100. La grande novità è quella che si troveranno tutti in un unico luogo, all’interno di una struttura tecnologicamente avanzatissima. Per quanto riguarda il personale, ovviamente, dobbiamo tener conto delle dinamiche, delle disposizioni e dei tetti a livello nazionale. Ci saranno sicuramente delle assunzioni, anche se sotto il profilo degli organici siamo tra le aziende ospedaliere e sanitarie messe meglio. D’altronde, facciamo pochissima fatica a trovare personale disposto a venire a lavorare da noi, abbiamo ancora molto “appeal”».

Quanto sarà rivoluzionata l’organizzazione dei reparti e delle funzioni?

«Siamo già al lavoro con la componente infermieristica per mettere a punto modelli organizzativi più omogenei, per i quali cerchiamo di scegliere la soluzione migliore anche con la collaborazione di un progetto di analisi della Scuola Superiore Sant’Anna. Prendiamo come esempio il padiglione delle degenze, che avrà un fronte di ben 220 metri (per circa 600 posti letto) e che si articolerà per moduli di 20 metri ciascuno che si ripetono sempre uguali. I reparti sono destinati a rimanere, ma le modalità di assistenza dovranno essere univoche. Ci saranno delle aree destinate alla terapia intensiva e a quella sub-intensiva e sarà mantenuta la divisione in centri clinici. Ai senologico, endocrino-chirurgico, del pancreas, del nodulo polmonare, della chirurgia peritoneale, robotico e della chirurgia breve si aggiungeranno presto quello per le malattie croniche dell’intestino e quello reumatologico. Saranno ovviamente riorganizzati i percorsi e la logistica legati agli ambulatori, che si affacceranno tutti, al piano terreno, su quella che chiamiamo “main street”. L’accettazione, inoltre, si articolerà sulla base di isole centralizzate dove sarà possibile anche richiedere informazioni, definire prenotazioni e pagare il ticket. Le sale operatorie saranno oltre cinquanta, di cui 12 nel nuovo edificio 34, accanto all’attuale pronto soccorso. Tra queste, due saranno “ibride”, la nuova frontiera tra la diagnostica e la chirurgia, altre saranno riservate ai trapianti. Nel medesimo edificio ci sarà pure la nuova terapia intensiva con 26 posti letto. Gran parte dello smistamento delle merci avverrà sotto terra, attraverso gallerie su vari livelli collegate da ascensori e percorsi destinati a robot. Saranno questi ultimi a recapitare quanto richiesto nei vari luoghi indicati. Non mancherà una grande galleria commerciale, dove saranno previsti tutti i servizi, compresi attività di ristorazione e negozi di varie tipologie».




 

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