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L'anniversario

La passione di Agnelli per il Forte e l'improvvisa fine del "feeling" per la morte del padre

di Adolfo Lippi
La passione di Agnelli per il Forte e l'improvvisa fine del "feeling" per la morte del padre

Vent’anni fa la scomparsa dell’Avvocato. Passava le estati in Versilia tra avventure galanti e partite a poker

23 gennaio 2023
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Amore e disamore per Forte dei Marmi. Questi i sentimenti che fecero prima vivere Gianni Agnelli nell'amena località balneare.Poi lo spinsero a vendere la prestigiosa villa di famiglia, perché assalito da brutti ricordi e memorie imbarazzanti.

L'arrivo degli Agnelli al Forte fu nel 1925. Allora Forte era un borgo primitivo. Epperò divenendo sfrenato l'uso della balneazione salutare ecco che i ricchi borghesi fiorentini e nordici sciamarono sulle spiagge e la Versilia conobbe agli inizi del ‘900 presenze inaudite, dal pittore Bocklin a Thomas Mann, da Eric Maria Rilke a D'Annunzio.

II grande Giovanni Agnelli, fondatore e padrone della Fiat, circondato da figli e nipoti, capì le loro esigenze estive e bisognose d'aria pulita. Cosicché incaricò il figlio Edoardo di comprare un villone in riviera. La villa era villa "Costanza" fatta costruire al Forte dall'ammiraglio Morin e affittata ad albergo da Ilio Bertelli. Edoardo con contratto stipulato dal notaio Santini, il 19 giugno del '26 comprò così la pensione Bertelli e subito vi trasferì la famiglia numerosissima. La comprò per 900 mila lire. Era piena di camere e vicinissima al mare. Vennero quindi a far vacanza, nelle successive stagioni la moglie Virginia Bourbon Del Monte coi figli Clara, Gianni, Susanna , Maria Sole, eppoi gli ultimi Cristiana e Giorgio e Umberto. La famiglia affittò un capanno sulla spiaggia e vide sorgere la famosissima "Capannina" di Achille Franceschi (1929), disinvolto albergatore fortemarmino che usava il locale per modesti rinfreschi e far giocare qualche battuta di bridge.

Il giovane Agnelli, come si desume dalla memorie fornitissime della sorella Suni scritte in "Vestivamo alla marinara" scorrazzava sulla battigia, sopra i patini in acqua ed in pieno centro che raggiungeva in bici eppoi col motorino per andarsi a divorare la focaccia con le arselle.

Crescendo, Gianni divenne anche un esponente della locale "Compagnia della vela" presieduta dal conte Enea Piccolomini e dal padre Edoardo. Però nel '35 ecco questa spensierata vacanza complicarsi nel dramma. Edoardo salì su un idrovolante proprio di fronte al Forte per raggiungere Genova. Era un Savoia Marchetti pilotato nientemeno che dall'asso dell'aviazione Arturo Ferrarin. L'idrovolante poi si inabissò nel mare ligure e la numerosa famiglia si ritrovò senza un capo.

Tutta la nidiata, orfana di tanto padre, si pose allora sotto le ali del fondatore della “Fiat”, il gran vecchio senatore. Ma non la nuora, Virginia. Lei bellissima, bionda, elegante dama, assistita dall'anziana madre, principessa Jane, non tenne troppo stretto il lutto. Continuò a frequentare "La Capannina" assieme ai blasonati Della Gherardesca, Rospigliosi, Pacelli, Rucellai, Sforza, insomma il milieu delle migliori famiglie in vacanza. Fu così che ebbe a conoscere lo scrittore anticonformista e bell'uomo davvero, Curzio Malaparte.

Malaparte era al confino al Forte. Già direttore de "La Stampa" di Torino e fascista straconvinto, era però venuto in collisione sia con il senatore Agnelli proprietario della Fiat, sia con Mussolini. Siccome però era intimo di Galeazzo Ciano costui lo favorì dandogli un soggiorno profumato e prezioso al Forte in una villa proprio davanti alla "Capannina". Malaparte, che era un noto tombeur de femme s'accorse della radiosa vedova, prese a corteggiarla ed ebbe successo. Il senatore a Torino, informato della liason, scomunicò furibondo la vedova e gli tolse l'affidamento dei figli. Così lei rifugiò a Roma. Non cessarono però le vacanze dorate della famigliona che proseguirono per l'intera giovinezza eppoi la prima maturità di Gianni, che proseguì a frequentare i locali e soprattutto le belle figliole indigene. Tant’è che molti concessionari Fiat nel dopoguerra dovettero la scelta della loro azienda-officina alle scapricciate avventure di Gianni con le loro fidanzate o mogli.

Però a Gianni, ovviamente, erano assai dispiaciuti i luoghi che avevano visto la morte di suo padre e dopo il distacco da Virginia. Cosicchè negli anni '60, subito dopo che ebbe dotato la villa di un sottopasso che lo portava direttamente al mare (1951), vendette la "Costanza" all'imprenditore Nino Maschietto che vi fece l'attuale superbo hotel "Augustus".

Il prezzo della vendita si aggirò sui 300 milioni (1969). Dicono che l'avvocato da lì in poi abbia vietato ai suoi discendenti di scendere in Versilia e infatti le cronache non lo notarono più negli "anni ruggenti" che vanno dai '50 agli ’80. Nel 2018 tuttavia l'erede Agnelli, Andrea, è tornato al Forte e vi ha comprato una splendida dimora disconoscendo le maledizioni di Gianni.

Secondo un fecondissimo cronista dell'epoca, Aldo Valleroni, Gianni aveva anche altri motivi par disertare. Durante la sua spensierata presenza al Forte, proprio in "Capannina" assieme al conte Nicolò Theodoli, era stato più volte spennato al tavolo da poker da più bari internazionali ed era tosto costretto a firmare parecchi assegni milionari. Per le mance, invece, se lo rammentano molto di meno perché sembra, a dirla col servitorame del Forte, che il mitico Gianni sia stato assai sparagnino.l



 

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