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Teatro del Silenzio, la grande bellezza tra musica e arte: qui ha soffiato il “vento della storia”

di Sabrina Chiellini
Teatro del Silenzio, la grande bellezza tra musica e arte: qui ha soffiato il “vento della storia”

Andrea Bocelli ripercorre la storia di un successo: «Sul suo palco sono passati personaggi immensi». E anticipa un ospite per l’edizione 2025

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Continua il nostro racconto dedicato ai 20 anni del Teatro del Silenzio. A ricostruire il successo di un luogo magico sono Andrea Bocelli e il figlio Matteo.

Andrea Bocelli l’estate scorsa ha celebrato i suoi 30 anni di carriera con una serie di eventi, tra cui tre concerti-evento al Teatro del Silenzio di Lajatico, sua città natale. Questi concerti, intitolati “Andrea Bocelli 30 – The Celebration”, hanno visto la partecipazione di artisti italiani e internazionali e hanno incluso brani dal repertorio pop di Bocelli e da quello classico. Sembra ieri eppure è già il tempo di accendere di nuovo i riflettori del Teatro del Silenzio, per un’altra occasione speciale: 20 anni di un teatro pensato per accendersi una volta all’anno.

Andrea, ci può raccontare la sua reazione quando le proposero di cantare a casa sua, sulle colline di Lajatico?

«Stando al racconto dell’amico e compaesano Sergio Bartolini, una domenica del 2004 egli incontrò, davanti alla chiesa di San Leonardo a Lajatico, all’uscita dalla Santa Messa, il suo quasi omonimo (e amico comune) architetto Alberto Bartalini, nell’atto di raccontare qualcosa, con entusiasmo, a mia mamma. Unitosi alla conversazione, Sergio fu invitato a seguirli fino a una conca naturale, circondata dalle colline, appena fuori dal paese. .. Raggiunto il sito, Bartalini espose a Sergio ciò che aveva poco prima anticipato a mia madre, disse cioè che gli sarebbe garbato fare un teatro, una struttura insieme nuova e antichissima, un po’sullo stile degli anfiteatri romani... Vollero comunicarmi quell’intuizione e sentire il mio parere: mi telefonarono, proprio da quelle colline, e l’architetto mi sottopose l’idea. Idea che, sinceramente, sulle prime ritenni un po’ folle e soprattutto inattuabile. Salvo ripensarci nel giro di poche ore e innamorarmene perdutamente».

Avrebbe mai scommesso sul successo di questo progetto? Ha un ricordo particolare di questi anni?

«I risultati hanno superato le più rosee aspettative, tanto è vero che inizialmente il progetto doveva avere un respiro quinquennale, ma tale è stato il successo che s’è deciso di proseguire in quella che, nel frattempo, è diventata una tradizione amata e attesa a ogni latitudine. La sua unicità sta forse anche nel fatto che è un teatro concepito prima di tutto come omaggio al territorio e che è votato a un incontro tra le arti a 360 gradi. Un anfiteatro naturale che non ha eguali, dove festeggiare insieme a tanti amici la bellezza della musica e della natura. Quanto ai ricordi, abbraccio idealmente l’intero ventennio soffermandomi sulla prima e poi sull’ultima edizione. Per il debutto, nel 2006, ai piedi di una grande scultura del Maestro Igor Mitoraj, volli dedicare il concerto “al grande assente”, cioè alla memoria del mio amatissimo babbo, Sandro Bocelli. Per l’edizione più recente, in occasione dei miei trent’anni di carriera, ho condiviso il medesimo palco con, tra gli altri, Johnny Depp, David Foster, Will Smith, Brian May dei Queen, Ed Sheeran, Russel Crowe. Una scommessa in formato kolossal, che data la sua complessità logistica e organizzativa, ha fatto tremare i polsi a tanti (me compreso) ma che è stata brillantemente vinta. Perché ha saputo mettere insieme tanti formidabili artisti, mossi dalla gioia di ritrovarsi e di fare musica insieme! È stato scritto che su quei giorni ha soffiato “il vento della storia”, ed è quanto, mi auguro, tornerà a ripetersi per l’edizione imminente dei vent’anni del Tds».

Un aneddoto? Quali le impressioni dei primi artisti invitati a Lajatico?

«La reazione è stata, da sempre, la medesima: qui sono passati personaggi immensi: sulla ribalta (troppi per nominarli) ma anche in platea, da Steve Jobs a Sharon Stone, a Natalie Portman. Ricordo la loro euforia nel percorrere un simile spettacolare scenario in abiti informali, col piacere evidente di ascoltare buona musica sotto un tetto di stelle e coi piedi nell’erba. La bellezza di Lajatico fa sempre la sua parte, e contribuisce a creare un ambiente confortevole per gli ospiti. Ma confesso che continua a stupirmi la partecipazione emotiva, tra gli artisti coinvolti così come in platea. Tutti, senza eccezioni, felici di esserci! È difficile analizzarne razionalmente le motivazioni. Ma in realtà l’intera mia carriera ha dell’inspiegabile, in ciascuno dei miei trentuno anni di carriera internazionale così come in ciascuno di questi concerti di mezza estate».

Anche gli altri suoi figli si sono esibiti al Tds, perché?

«Per me questo spazio intitolato al silenzio è sinonimo di casa. Chiunque io inviti a viverne l’esperienza (sul palco o in platea) , è come se lo accogliessi a casa mia per compartecipare all’alchimia di una grande festa, all’interno di una famiglia allargata. In un simile contesto mi è venuto spontaneo coinvolgere le persone a me più care, a partire dai miei figli. Tutti e tre hanno frequentato la ribalta di Lajatico, quando ho valutato fossero pronti. Affrontare un pubblico di dodicimila persone è un impegno di grande responsabilità... Ugualmente, penso che sia Matteo e Virginia, sia il primogenito Amos in veste di pianista, abbiano ben figurato, sostenuti e circondati dall’affetto di tutti e incoraggiati a dare il meglio di sé».

Matteo avrà un concerto tutto suo al Tds: cosa ne pensa? Le piacerebbe che, come lei, diventasse un simbolo italiano nel mondo?

«Ne penso tutto il bene possibile. È un approdo importante per Matteo ed è anche, personalmente, il concretizzarsi di un progetto su cui riflettevo da tempo e che speravo potesse prendere forma... Era giusto attendere che mio figlio s’irrobustisse, anche proprio come esperienza di palcoscenico, e che pervenisse a una solidità artistica che – ne sono pienamente convinto – oggi ha in effetti raggiunto. Professionalmente è un interprete con una propria cifra stilistica e un suo repertorio originale, un artista ormai avvezzo alle grandi platee e che già gode di ottimi riscontri a livello popolare, nel mondo. Sono felice e orgoglioso di questa data “tutta sua” e, quanto ai consigli, credo proprio non ne abbia bisogno. Dato che la musica è parte integrante della nostra famiglia e che Matteo ed io abbiamo condiviso la ribalta e duettato in tante occasioni, capita che gli proponga riflessioni e talvolta opinioni in questo ambito... Opinioni che Matteo di accoglie di buon grado».

Ci può anticipare qualcosa di questa edizione?

«Ci saranno come sempre grandi ospiti e tante sorprese che stiamo perfezionando (e una sorpresa, se svelata, cessa di essere tale) . Tengo però a sottolineare che tutte e tre le serate sono state concepite per essere all’altezza del traguardo a cifra tonda che l’edizione festeggia. Accanto a me, per il concerto del 22 luglio, avrò l’onore di avere il caro amico e superlativo maestro, Plácido Domingo, col quale ho duettato ancora di recente, a Ginevra. Sia per il concerto del 22, sia per quello del 26, sul versante pop posso confermare la presenza di Clara, giovane pirotecnica cantautrice, attrice e modella. Mentre il 24 luglio i riflettori saranno tutti per Matteo e per i suoi ospiti».

Dopo un inverno ricco di impegni, si fermerà in Toscana?

«Due giorni dopo l’ultimo appuntamento a Lajatico saremo in Versilia, presso Villa Alpebella, per la serata conclusiva della maratona filantropica “Celebrity Adventures” (ed il tema, quest’anno, saranno proprio le bellezze a 360 gradi della nostra amatissima penisola) , in favore dei progetti portati avanti da ABF, la fondazione che porta il mio nome. Mi auguro poi di potermi rilassare un po’, nel luogo che amo di più in assoluto e cioè a casa mia, a Forte dei Marmi, frequentando l’Alpemare, il beach club di famiglia, e ogni tanto facendo qualche gita in barca. Poi, in agosto, ho già alcune date all’estero, prima di partire per un nuovo tour statunitense».

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