L'allerta
Le scuole chiuse domani in Toscana: l'elenco
FIRENZE. L’attaccante della Fiorentina, Moise Kean, attraverso una serie di stories pubblicate sul proprio profilo Instagram, ha fatto sapere di aver ricevuto insulti razzisti da alcuni utenti al termine della gara persa ieri sera – 10 febbraio – contro l’Inter. Si tratta di messaggi diretti proprio sulla rete sociale. Tra le tante offese “Non ci sono negri italiani”, “Che fai stasera non balli... Sporca scimmia”, “Scimmia del ca...o fai vedere i muscoli”. Kean nel replicare ha commentato scrivendo: “Ancora, nel 2025...”, con degli emoticon raffiguranti una persona intenta a vomitare.
La nota
Nella notte la Fiorentina ha diramato una nota nella quale esprime vicinanza a Kean informando inoltre che «tutte le persone autrici di tali gesti sono state segnalate alle autorità competenti».
Il ministro
«La fabbrica dell’educazione non deve chiudere mai, deve rimanere sempre aperta. Io accompagno mio figlio la domenica a vedere le sue partite e i genitori dalle tribune all’arbitro dicono qualunque cosa. A volte devo intervenire. E mi sento anche un po’ a disagio perché sentir dire a un ragazzo, magari di 18-19 anni che dedica la sua domenica mattina per far giocare gli altri, “venduto” “ma che t’hanno dato” e insulti di altro genere nei confronti suoi e della sua famiglia, da una parte fa allargare le braccia, dall’altra ci si domanda, “ma questo anno che la Treccani dedica al rispetto, ma davvero basta un anno per insegnarlo. Non credo». Così il ministro dello sport Andrea Abodi, ospite ad Agorà su Rai3, parlando del fenomeno del razzismo.
«Una fabbrica che deve lavorare su più piani, il primo è quello dell’intervento, poi vanno contrastati i leoni da tastiera, quello che è stato scritto a Kean merita di essere sottolineato, più che dei leoni da tastiera sono dei vigliacchi ignoranti che si nascondono ma che non si nascondono del tutto e si può trovare una maniera affinché il web non diventi terra di nessuno. E poi la scuola, è un lavoro incessante che maestri e insegnanti devono cercare di fare. Non sempre le famiglie svolgono il ruolo educativo», ha spiegato.