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Napoli-Fiorentina, perché due piazze (potenzialmente) simili oggi sono così distanti

di Fabrizio Bocca
Napoli-Fiorentina, perché due piazze (potenzialmente) simili oggi sono così distanti

Quanto a ricchezza e possibilità economiche il club viola non è inferiore a quello azzurro: e allora perché tutta questa differenza nei risultati?

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Vorrei capire quali differenze ci siano tra il Napoli e la Fiorentina. Perché il Napoli oggi può aspirare non solo a vincere lo scudetto ma addirittura essere un modello per il calcio intero. E la Fiorentina invece no, e anzi si desse per scontata la sua condizione di mediocrità, di sofferenza e di affanno continuo, di club sospeso sempre più o meno a metà classifica. E che quando fa festa è perché va in Conference League.

Lo dico provocatoriamente, ovvio, nessuno oggi può pretendere lo scudetto dalla Fiorentina. Ma una bella squadra, divertente, competitiva, d’alto vertice e piena almeno di talenti e qualche campione sì. Lo dico ben sapendo che lo stesso identico ragionamento potremmo farlo con Roma o Torino, e così via. Ma lo dico, anche e soprattutto, perché il Napoli e la Fiorentina fanno parte di quel calcio meraviglioso dei ricordi. Perché un tempo non eravamo abituati a parlare solo di Juve, Milan e Inter, ma avevamo anche molti altri club su cui appassionarci e fare meravigliose chiacchiere da bar al lunedì mattina. Napoli e Fiorentina erano tra questi. Antognoni e Batistuta non sono dinosauri preistorici, e almeno ai tempi di Prandelli - di cui si è persino tentato un revival - la Fiorentina divertiva e smuoveva la passione. 

Oggi il rischio è l’indifferenza e l’assuefazione a un tran tran passivo, noioso, mortificante. Zero calcio contro il Torino, come è stato zero calcio in troppe altre occasioni. Vincenzo Italiano ha sempre una giustificazione per tutto. La sua frase tipo: “Vorremmo dare di più, ma…” 

Nemmeno hanno fatto in tempo a sbattere la Juventus 15 punti più in basso, sotto la Fiorentina, che con un pareggio già l’ha ripresa in classifica. Arriviamo al paradosso che se fosse un po’ più in basso almeno la Fiorentina lotterebbe per la salvezza e i cuori dei tifosi batterebbero per qualcosa. Ho pure guardato e riguardato avanti e indietro la Gazzetta dello Sport del lunedì e di Fiorentina non ho trovato una riga. Praticamente non frega niente a nessuno.

E’ il non crederci più e il non provarci mai che è sconfortante. Quello che si fa a Napoli potrebbe essere fatto benissimo a Firenze. Grandi città, famose nel mondo, capitali dell’arte e del genio italiano. Quanto a ricchezza e possibilità economiche non mi pare che Firenze sia inferiore a Napoli.  Dunque stiamo parlando di grandezze assolutamente commensurabili. Non esiste una condizione più favorevole per il Napoli. Però a Napoli sognano lo scudetto e a Firenze i sogni si sono esauriti.

Lo scorso anno lessi una classifica di Forbes, secondo cui - tra tutti i presidenti del calcio italiano - il patrimonio di Rocco Commisso, ammontante a svariati miliardi di dollari, era inferiore solo a quello di Berlusconi e ben superiore a quello di De Laurentiis. I soldi non saranno tutto, non si vince solo con quelli, ma di sicuro nel calcio fanno comodo. Bisogna pure ammettere che Commisso, in tre anni e mezzo circa, dentro la Fiorentina di soldi ne ha messi veramente tanti - quasi 400 milioni -  il problema è come e dove.

Napoli al top con i suoi 50 punti e la Fiorentina con meno della metà dei punti. E’ talmente lontana l’idea di potersela giocare da pari a pari che sembra tutto assurdo. A me sembra assurdo non pensarlo e non discuterne. Si stanno tutti rassegnando all’idea che la Fiorentina abbia una situazione diametralmente opposta e non goda tutto sommato delle stesse possibilità o almeno potenzialità del Napoli.

Aurelio De Laurentiis non è un fondo finanziario americano e tantomeno uno sceicco arabo, è un magnate del cinema che ha saputo organizzare, dare una struttura al suo club, mantenerlo in equilibrio economico almeno fino a un po’ di tempo fa e adesso ha un rosso gestibile con gli incassi di Champions League e i proventi dello scudetto, se riuscisse a vincerlo. A Napoli come a Firenze non c’è uno stadio di proprietà, dunque non averlo e non poterne al momento costruire uno, non può essere una scusa. Forse si scelgono semplicemente meglio i giocatori. E soprattutto si mettono in un’altra condizione e atmosfera. 

Non credo affatto che Jovic sia un acquisto sbagliato, credo semplicemente sia afflitto dalla stessa accidia dell’ambiente. Non so a quale giocatore un bambino di Firenze, con la sciarpa viola al collo, dovrebbe appassionarsi dopo Chiesa o Vlahovic. Amrabat? E’ probabile che a giugno qualche club inglese o chissà chi se lo porti via abbastanza facilmente con qualche decina di milioni. E via così. Vendere i migliori non è una bestemmia, ma bisogna saper tenere in piedi un club e mai menomarlo. Vedi il Napoli o anche l’Atalanta di questi anni.

E per l’allenatore soprattutto, a Napoli si è preso il migliore su piazza. Che Spalletti abbia allenato a Empoli, Genova, Venezia, Ancona, Udine, Roma, San Pietroburgo, Milano e Napoli e non a Firenze mi sembra una stramberia, uno spreco, il classico “nemo propheta in patria”. Visto che un ministro giorni fa ha messo in mezzo il Sommo Poeta, allora spariamola davvero enorme: Spalletti, guelfo bianco, esiliato come Dante. E che quando va al Franchi si becca pure gli insulti. Mah…

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