Il Tirreno

Prato

Il caso

Prato, bus presi a sassate e quel bottone rosso che non serve a niente

di Paolo Nencioni

	I danni al bus di Autolinee Toscane
I danni al bus di Autolinee Toscane

Gli ultimi episodi davanti all’ospedale e alla stazione. C’è un sistema di allarme, ma manca il collegamento

2 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Sugli autobus di Autolinee Toscane che circolano a Prato c’è un bottone rosso che in teoria dovrebbe consentire all’autista di mettersi in contatto istantaneamente con le forze dell’ordine per segnalare un pericolo. Solo in teoria, però, perché il bottone non funziona: manca il collegamento.

Eppure si tratta di un bottone che sarebbe stato molto utile stamattina, 14 dicembre, a una giovane autista che si è vista costretta a fermare il bus sulla rotonda dell’ospedale Santo Stefano dopo essere stata presa a sassate da un balordo, senza un motivo apparente. La pietra ha sfondato il vetro di una delle porte laterali ed è finita all’interno. L’autista è stata poi soccorsa in stato di choc.

È solo l’ultimo di una lunga serie di episodi allarmanti. Venerdì pomeriggio, per esempio, il lunotto posteriore di un bus fermo davanti alla stazione centrale è stato sfondato, non si sa ancora bene da chi. Forse da un paio di ragazzini, forse da qualcuno che non aveva gradito i ritardi nelle corse a causa dello sciopero, come era già accaduto lo scorso 28 novembre, sempre in piazza della Stazione, quando un uomo usò un cartello stradale per colpire un bus fermo.

Mercoledì i rappresentanti sindacali dei dipendenti di Autolinee ne avevano parlato durante un incontro in Prefettura con le forze dell’ordine, ma ora la misura è colma e c’è la tentazione di fare uno sciopero.

«Si deve subito arrivare alla firma del protocollo di sicurezza proposto dalle organizzazioni sindacali – dice Paolo Torracchi della Filt Cisl – Oggi poteva essere una strage se veniva colpita l’autista». I sindacati chiedono fondamentalmente tre cose: oltre all’attivazione di quel famoso bottone rosso, controlli delle forze dell’ordine sui bus (come già accade a Firenze) e la chiusura completa delle cabine degli autisti».

Purtroppo, spiega ancora Torracchi, la normativa europea non prevede l’obbligo per le case costruttrici di fare bus con cabine chiuse e ovviamente Autolinee Toscane nicchia perché questo comporterebbe costi aggiuntivi per l’azienda. Ma la situazione sta ormai sfuggendo di mano. 

In Primo Piano

Le misure

Bollo auto 2026, le novità dal primo gennaio: per chi scattano le esenzioni

di Redazione web