Il Tirreno

Prato

Il caso

Prato, pestato per un post su ordine di lei: individuato il branco – Gli studenti: «Non possiamo più girarci dall’altra parte»

di Mario Neri
Prato, pestato per un post su ordine di lei: individuato il branco – Gli studenti: «Non possiamo più girarci dall’altra parte»

Uno, maggiorenne, rischia i domiciliari. La ragazza l’accusa di istigazione

4 MINUTI DI LETTURA





PRATO. Oggi toccherà a lui raccontare tutto, davanti agli investigatori della squadra mobile. Il sedicenne cinese pestato lunedì scorso in via Reggiana, a Prato, sarà ascoltato in questura insieme all’avvocato Paolo Tresca, che consegnerà agli inquirenti una memoria dettagliata sulla vicenda. È un passaggio chiave di un’indagine che, in meno di una settimana, ha già ricostruito gran parte del puzzle: i volti, i ruoli, la dinamica di quell’aggressione scattata dopo un commento social e orchestrata da una ragazza.

I bulli individuati

Le immagini delle telecamere, nitide e ravvicinate, hanno permesso agli agenti di riconoscere i partecipanti alla spedizione punitiva. Cinque ragazzi, quattro minorenni e un maggiorenne, tutti di origine cinese come la vittima. I fotogrammi, estrapolati dal video di una passante e soprattutto dagli apparecchi di video sorveglianza dell’istituto Datini, mostrano l’intero pestaggio, la violenza cieca, la ragazza che resta a guardare e, secondo gli investigatori, avrebbe istigato il gruppo a colpire.

Il rischio arresti

Per il diciottenne, l’unico del gruppo a essere già maggiorenne, la posizione si aggrava: la procura potrebbe chiedere una misura cautelare ai domiciliari. E se il gip dovesse ritenere concreto il rischio di reiterazione del reato, la misura potrebbe scattare già nei prossimi giorni. Gli altri quattro, tutti minori, saranno segnalati alla procura per i minori di Firenze. Per la ragazza, sedici anni appena compiuti, potrebbe invece configurarsi il reato di istigazione. È lei, secondo le ricostruzioni, ad aver inventato di sana pianta una “campagna diffamatoria” che il compagno poi aggredito avrebbe messo in atto contro lei stessa e soprattutto il suo “plotoncino” personale. Un racconto falso, diffuso in una chat e capace di accendere il branco. Un piano costruito in poche ore, sfociato in calci, pugni e sangue sull’asfalto.

La ricostruzione

Lunedì scorso, all’uscita da scuola, la vittima è stata accerchiata da cinque ragazzi in via Reggiana, a due passi dalla scuola superiore. Lo hanno colpito fino a farlo cadere, poi continuato mentre cercava di proteggersi il volto con le mani. Solo l’intervento di un’insegnante e di due passanti ha fermato il pestaggio. «Se non fosse arrivata in tempo – ha detto l’avvocato Tresca – oggi potremmo raccontare un’altra tragedia. Quella scena poteva finire come per Willy Monteiro Duarte o Niccolò Ciatti. Qui c’è stata una violenza lucida, pianificata, non una lite improvvisa». La violenza on demand poteva sfociare in tragedia.

Le fratture facciali

Il ragazzo, che ha riportato fratture al naso e a uno zigomo, è stato ricoverato all’ospedale Santo Stefano. Oggi sta meglio, ma dovrà affrontare almeno un intervento chirurgico. È ancora sotto shock. «Ha paura, si sente tradito da coetanei che conosceva», spiega chi ha parlato con i familiari. «La sua priorità adesso è capire perché sia successo». Nel frattempo, gli agenti della Mobile stanno completando gli ultimi riscontri. Con la collaborazione del personale scolastico, saranno effettuate le individuazioni formali dei ragazzi coinvolti: a quel punto potranno partire le denunce o gli avvisi di garanzia.

Lo choc a scuola

Il pestaggio, ripreso da una passante, continua a circolare tra le chat degli studenti. Le immagini mostrano la brutalità e la fuga degli aggressori. All’istituto Datini, la comunità scolastica è ancora scossa. «Esprimiamo la nostra solidarietà al ragazzo e la piena fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine», aveva detto nei giorni scorsi la dirigente Francesca Zannoni, ricordando che una professoressa era stata la prima a soccorrere la vittima. Fuori dalla scuola, il flash mob contro la violenza e il bullismo organizzato venerdì scorso ha raccolto decine di studenti. «Non possiamo più girarci dall’altra parte», il messaggio degli studenti. Dentro, però, restano la paura e il silenzio. Un commento social, una bugia, una chat, e in poche ore un gruppo di ragazzi si è trasformato in un commando. Oggi, davanti agli inquirenti, il sedicenne ripercorrerà quegli istanti. E forse, nel racconto di quel pomeriggio che poteva finire molto peggio, comincerà a delinearsi la verità definitiva su un caso che ha ferito non solo un ragazzo, ma un’intera comunità scolastica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano

Economia

Bonus single 2025: dal mutuo a elettrodomestici e bollette – Tutte le misure

di Redazione web