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Prato, urne (per ora) vuote e sguardi bassi: il voto che punisce tutti. Alle 23 il 10% di votanti in meno

Prato, urne (per ora) vuote e sguardi bassi: il voto che punisce tutti. Alle 23 il 10% di votanti in meno

Affluenza in picchiata: 39,99% alle 23, oltre dieci punti in meno rispetto al 2020. Tra l’inchiesta Bugetti e il caso Cocci, il tessuto politico della città del tessile perde trama e fiducia.

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PRATO A mezzogiorno Prato ha parlato, o meglio, ha taciuto. Solo il 10,87% degli elettori si è recato ai seggi: cinque anni fa, alla stessa ora, erano il 16,03%. Un crollo secco di 5,16 punti percentuali, più di un terzo dei votanti in meno (in provincia l’affluenza è stata del 10,65%, mentre cinque anni fa fu del 15,61%). E alle 23 la tendenza si è inevitabilmente rafforzata: 39,99% di votanti a Prato rispetto al 50,47% di cinque anni fa (in provincia il 39,62% rispetto al 49,79%).

Nel capoluogo del tessile, dove l’industria soffre – colpita da casi che macchiano l’immagine dell’economia pratese – e la politica arranca, la fotografia dell’affluenza è impietosa: un popolo stanco, diffidente, spettatore di una scena pubblica che non riesce più a ispirare fiducia.

La doppia ombra che incombe sulla città

Due casi, due ferite. Da un lato l’inchiesta della Dda che ha travolto Ilaria Bugetti, ex sindaca del Pd, costretta alle dimissioni dopo meno di un anno di mandato per le accuse di corruzione. Dall’altro, lo scandalo dei ricatti all’ex consigliere di Fratelli d’Italia Tommaso Cocci, con foto hard e lettere anonime che hanno scoperchiato rivalità, sospetti e vendette interne. Due episodi diversi ma con lo stesso effetto collaterale: l’erosione della fiducia. Nel primo caso, un elettorato di sinistra che si sente tradito da chi doveva rappresentare “la discontinuità”. Nel secondo, una base di destra che osserva incredula la resa dei conti tra compagni di partito, tra indagati e ricattati, tra chi si chiama fuori e chi nega tutto.

Il centrosinistra e l’ombra lunga di Bugetti

Nel quartier generale del Pd, a Prato, nessuno lo dice apertamente ma il sospetto è chiaro: la vicenda Bugetti ha tolto smalto e fiducia. Non tanto per i numeri – il Pd resta forte, radicato – quanto per la percezione. Una parte dell’elettorato, quella che votava “per appartenenza”, potrebbe aver scelto il silenzio come forma di punizione. E questo silenzio pesa anche su Matteo Biffoni, ex sindaco e oggi candidato al consiglio regionale. Un test elettorale che, nelle intenzioni, doveva misurare la sua tenuta personale e il radicamento del Pd pratese. Ma con un’affluenza così bassa, i riflessi della disaffezione potrebbero colpire di rimbalzo anche il “Biffo”, l’uomo simbolo dei dem e campione di preferenze.

Il centrodestra e l’imbarazzo del caso Cocci

Sul fronte opposto, Fratelli d’Italia potrebbe pagare lo shock interno del “caso Cocci”. Le lettere anonime, le foto compromettenti, le indagini su presunti ricatti e i nomi eccellenti coinvolti – tra cui gli ex consiglieri Belgiorno e Poggianti – hanno lasciato un segno. A Prato, dove il partito meloniano sperava di crescere, il clima è da resa dei conti. E anche la candidatura della deputata Chiara La Porta, scelta in extremis per guidare la lista dopo il terremoto, appare più come una mossa d’emergenza che un segnale di rilancio. Anche se tra gli osservatori meloniani c’è chi lo dice senza giri di parole: «Questa astensione è un avviso».

L’astensione come voto politico

A Prato, l’astensione non è semplice disinteresse: è linguaggio politico. È il modo con cui la città – abituata al lavoro, meno alla liturgia del potere – dice ai partiti che la misura è colma. Non c’è rabbia, ma delusione. Non protesta, ma resa civile.  I cittadini non hanno scelto altri partiti: hanno scelto di non scegliere. Certo, a Prato tutto parla già del futuro. A maggio, si voterà per le comunali: il Pd dovrà dimostrare di saper tornare credibile dopo la ferita Bugetti; FdI dovrà ricostruire un partito locale che non sembri un campo di battaglia. L’astensione di oggi, più che un sintomo, è un avviso preventivo: la fiducia non si eredita, si riconquista.

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