Il Tirreno

Prato

L’inchiesta

Caso Cocci, polizia e finanza nella sede della loggia massonica di Prato: cosa cercano gli inquirenti


	Tommaso Cocci e la sede della Loggia Sagittario
Tommaso Cocci e la sede della Loggia Sagittario

Sarebbe stata acquisita documentazione nell’ambito dell’inchiesta sulle lettere minatorie all’ex consigliere di Fratelli d’Italia. Una missiva è stata inviata anche al sottosegretario Giorgio Silli

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PRATO. I poliziotti della Digos della Questura di Prato e i finanzieri dei Nuclei di polizia economico-finanziaria dei comandi di Prato e di Firenze hanno fatto un accesso nella mattina di giovedì 4 settembre nella sede della Loggia Sagittario, appartenente alla Gran Loggia d’Italia, in via Lazzerini, nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce anonime ricevute dall’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia Tommaso Cocci. Un’inchiesta in cui si ipotizzano i reati di diffamazione e diffusione di immagini e video sessualmente espliciti senza il consenso dell’interessato (il cosiddetto revenge porn).

Il caso

Nei giorni scorsi era emerso che lo stesso Cocci (così come l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, indagato per corruzione insieme all’ex sindaca Ilaria Bugetti) era iscritto alla loggia di via Lazzerini. E nelle due lettere anonime recapitate tra febbraio e aprile a Cocci e ad altri esponenti di Fratelli d’Italia si faceva esplicito riferimento alla sua appartenenza alla massoneria. Lui stesso ne avrebbe parlato a giugno coi vertici del partito dicendo di essersi messo “in sonno” in vista della sua probabile candidatura alle elezioni regionali del 12 ottobre.

Su cosa indaga la Procura

Evidentemente la Procura ritiene che la questione della massoneria sia centrale in questa vicenda, nonostante l’iscrizione a una loggia massonica non sia vietata e non impedisca a un politico di candidarsi alle elezioni, se il suo partito è d’accordo. I poliziotti della Digos e i finanzieri dei comandi di Prato e Firenze hanno acquisito documentazione nella sede della loggia Sagittario, che ora sarà esaminata dagli inquirenti. Nelle scorse settimane la Procura aveva già chiesto l’acquisizione degli elenchi degli iscritti alla loggia, ma forse la documentazione acquisita non è stata ritenuta sufficiente. Per questo si è reso necessario un accesso in via Lazzerini. Nel frattempo vanno avanti le indagini per risalire all’anonimo che ha inviato le lettere minatorie a Tommaso Cocci, anche con esami di laboratorio alla ricerca del Dna eventualmente lasciato sulla carta. Un paio di esponenti politici sarebbero già stati sentiti in Procura su quello che hanno appreso a proposito delle minacce rivolte a Cocci, minacce che avevano lo scopo di farlo ritirare dalla vita politica. Lui ha detto che non intende mollare, ma Fratelli d’Italia non si è ancora espressa sulle candidature alle regionali.

Una lettera anche al sottosegretario

Anche il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli ha ricevuto una delle lettere anonime che stanno circolando in questi giorni (in totale dovrebbero essere una dozzina). Lo ha rivelato lui stesso oggi. «Ho ricevuto, anche io, quest’oggi la lettera minatoria inviata a molti esponenti politici atti a diffamare l’amico Tommaso Cocci – dice Silli – Fui contattato nel mese di agosto dalla segreteria del Comune di Cantagallo che mi comunicava esserci una lettera indirizzata a me (sono consigliere comunale a Cantagallo oltre che sottosegretario di Stato agli affari esteri). Ho pensato ieri, leggendo i giornali, che la lettera potesse avere a che fare con la vicenda di Tommaso Cocci e ho chiesto al comune di aprire la busta, protocollarla, e inviarmela per mail trovandomi oggi nei miei uffici presso il ministero degli esteri. Ho provveduto immediatamente ad avvisare il procuratore dottor Tescaroli».

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