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Prato, fa causa per il bonus mamma: perché è stata esclusa e su cosa si fonda il ricorso

di Lorenzo Carducci
Prato, fa causa per il bonus mamma: perché è stata esclusa e su cosa si fonda il ricorso

Lavoratrice dipendente esclusa dal beneficio dell’esonero dai contributi Inps dal momento che è stata assunta soltanto con un contratto a tempo determinato

21 aprile 2024
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PRATO. È legittimo un esonero contributivo per le mamme lavoratrici dipendenti con due o più figli, che premi quelle assunte a tempo indeterminato a discapito di quelle con contratto a tempo determinato? Troppo presto per una risposta, ma non per chiederselo. Se lo chiede ad esempio la collaboratrice scolastica di un istituto superiore di Prato – e iscritta alla Flc Cgil – con contratto fino al 31 agosto, in pieno possesso dei requisiti familiari previsti dal bonus mamma, ma esclusa come tantissime altre in quanto precaria.

La donna si è rivolta all’avvocata esperta in materia Isetta Barsanti Mauceri, di Firenze, legale della Flc Cgil nazionale, e ha presentato ricorso in materia di lavoro al tribunale di Prato (l’udienza è già fissata nelle prossime settimane) chiedendo l’accertamento del diritto all’esonero concepito con la legge di bilancio, approvata il 30 dicembre, e rispetto a cui lo Stato fa figli e figliastri.

Si tratta di uno dei primissimi ricorsi contro il bonus mamma, visto che l’8 aprile scadeva il termine. Nel frattempo, per conto della Flc Cgil nazionale, la stessa legale ha impugnato di fronte al Tar del Lazio, invocandone l’illegittimità, le note con cui il ministero dell’Istruzione e del merito ha ribadito i requisiti già definiti dal parlamento e in seguito specificati dall’Inps con una circolare applicativa di fine gennaio.

Ma andiamo con ordine. La legge ha introdotto, per il triennio 2024-2026, un esonero del 100% della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico delle lavoratrici madri di tre o più figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, anche in part time, sia nel pubblico che nel privato, fino al mese di compimento del 18° anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo di 3mila euro annui riparametrati su base mensile.

Al contempo, in via sperimentale, viene esteso il medesimo esonero dal primo gennaio al 31 dicembre 2024, anche alle lavoratrici madri di due figli, dipendenti a tempo indeterminato, anche part time, fino al mese del compimento del 10° anno di età del figlio più piccolo.

Come detto, era possibile presentare domanda online fino all’8 aprile. Domanda che le lavoratrici a tempo determinato non hanno potuto fare, ma che le iscritte alla Flc Cgil hanno presentato comunque in forma cartacea, allegata al ricorso. Se è vero che, in quanto recente, il bonus mamma risulta attualmente sprovvisto di pronunce da parte di giudici, è anche vero che la discriminazione dei lavoratori con contratto a tempo determinato era già stata censurata nel 2022 dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, interpellata sull’esclusione dei supplenti dalla carta docente, il bonus di 500 euro annui riconosciuti con legge nel 2016 agli insegnanti (solo quelli di ruolo appunto) come diritto e onere alla formazione professionale. Corte che definì la legge in contrasto con l’accordo quadro sul pubblico impiego inserito in una direttiva Ue e quindi di applicazione obbligatoria per l’Italia. Materia per la quale l’avvocata Barsanti Mauceri sta seguendo già diverse cause tra Prato, Pistoia e Firenze, qualcuna già terminata con sentenza favorevole.

«Non è accettabile che si creino disparità e discriminazioni di questo genere – commenta la legale – auspichiamo che il giudice del lavoro di Prato a cui è stato assegnato il ricorso e che anche gli altri che si occuperanno della stessa situazione accolgano le ragioni delle lavoratrici. Inoltre vorremmo che il Tar del Lazio riconoscesse l’illegittimità della disposizione e, se lo ritenesse, sollevasse la questione dinanzi alla Corte di Giustizia, anche se a mio avviso non ce ne sarebbe bisogno».


 

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