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Pistoia, studenti a lezione di legalità – Video

di Stefano Baccelli
Pistoia, studenti a lezione di legalità – Video

L’ex presidente del Senato e magistrato antimafia Piero Grasso incontra i ragazzi dell’istituto Pacini nell’ambito dell’iniziativa promossa dalla Fondazione Conad Ets

19 aprile 2024
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PISTOIA. È stata una mattinata diversa e sicuramente formativa quella vissuta dagli studenti del Pacini in compagnia di Piero Grasso, ex presidente del Senato, nonché membro del pool antimafia al fianco di Falcone e Borsellino. Grasso fu anche giudice a latere al maxi processo contro Cosa Nostra nell’aula bunker allestita a Palermo all’interno del carcere dell’Ucciardone, oggi intitolata ai due giudici barbaramente uccisi dalla mafia a distanza di 57 giorni l’uno dall’altro nel 1992.

Pietro Grasso, anche se non più in servizio effettivo si presenta in qualità di prestigioso promotore di legalità e memoria. È impegnato in una sorta di giro d’Italia all’interno delle scuole superiori grazie al sostegno della Fondazione Conad Ets. «È la sua terza vita », ha detto con un’efficace immagine la direttrice della Fondazione Maria Cristina Alfieri.

Oltre alla grande attenzione e curiosità degli studenti sono saltati agli occhi gli squarci di umanità che si leggevano negli occhi e nel sorriso dello stesso Grasso, nell’emozione della preside dell’istituto Marzia Andreoni e nell’orgoglio dell’Ad di Fondazione Conad Ets Adamo Ascari, lui stesso, in passato, studente del Pacini.

Al suo arrivo Grasso non si è negato alle domande dei presenti: «Falcone e Borsellino sono state persone normali da imitare. Ai giovani vorrei trasmettere questo affinché possano costruire un futuro migliore».

Poco dopo l’ex magistrato (per 43 anni) ha spiegato ai ragazzi (molti presenti nell’aula magna, gli altri collegati nelle classi in videoconferenza) che «senza appoggiarsi a chi le si avvicina la mafia non potrebbe esistere. Basterebbe solo questo per spiegare ai giovani l’importanza della legalità». Grasso ha dettto di auspicare «una rivolta morale delle nuove generazioni nel segno della legge. Occorre parlare ai giovani, ma anche ascoltarli. Il loro entusiasmo mi trasmette molta carica positiva. La mafia è cambiata e oggi si combatte con strumenti diversi. Si nasconde dietro le nuove tecnologie. E si dirama dove c’è più ricchezza, come la stessa Toscana».

Davvero coinvolgente l’ex presidente del Senato, anche per gli studenti. È partito dal racconto della triste storia del tredicenne Giuseppe Letizia, ucciso in un ospedale a Corleone (dove il primario era un mafioso) perché aveva visto troppo.

Tre ore di racconti in un mix tra l'uomo in prima linea contro la mafia e il padre di famiglia: «Quando fui nominato giudice a latere del maxi processo chiesi a mia moglie se accettare un incarico molto prestigioso ma altrettanto pericoloso. Lei mi incitò ad andare avanti, pur consapevole che da quel giorno la nostra vita sarebbe cambiata in peggio».

Poi sono arrivate le domande dei ragazzi che Grasso ha voluto vicino a sé creando una notevole empatia. Con loro ha parlato delle sue paure: «Durante il processo la mafia mi poteva uccidere, come poteva farlo con gli altri magistrati e anche con i giudici popolari, per quello esisteva per ciascuno di noi una figura di ricambio se fossimo mancati nel corso del processo». Grasso racconta agli studenti che per il buon esito del maxi processo ci fu anche il sostegno del parlamento, che legiferò eliminando il cavillo giuridico che imponeva l’obbligo di leggere per intero le 400 mila carte presenti nei faldoni. Alla fine degli interventi Grasso si è esibisto in un vero coup de théâtre, raccontando di un regalo di Falcone, ovvero un accendino: «Me lo aveva lasciato in custodia, ma nel frattempo fu ucciso. Da allora lo porto sempre con me«. Lo estrae dal taschino e lo accende. Quasi due minuti di applausi. La fiammella della legalità aveva preso forma anche visivamente. Non per nulla la fondazione di Piero Grasso di chiama: Scintille di Futuro.

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