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L’inchiesta

Bomba inesplosa al tribunale di Pisa: pista anarchica, chi sono i due arrestati

di Andreas Quirici

	L'ordigno
L'ordigno

Ai domiciliari Luigi Palli di Pisa e Veronica Zegarelli di Carrara. L’episodio risale al 2023 le telecamere ripresero la scena rivendicata pochi giorni dopo: ora il blitz della polizia

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PISAQuel 23 febbraio di due anni fa, giudici, avvocati e dipendenti del tribunale di Pisa se lo ricordano bene. All’ora di pranzo scattò l’evacuazione degli uffici e delle aule per il ritrovamento di una bomba rudimentale davanti a un ingresso secondario. Un passante notò il fornellino a gas da campeggio collegato alla bottiglietta di plastica con dentro liquido (poi risultato di tipo infiammabile), il grosso petardo e un pezzo di carta che sarebbe dovuto essere la miccia del gesto dimostrativo. E che, invece, era parzialmente bruciata.

Resosi conto della situazione, l’uomo avvertì la questura e, in pochi minuti, il palazzo di giustizia era stato svuotato e l’area transennata e inaccessibile se non agli agenti di polizia e alla squadra degli artificieri. Una bomba inesplosa, posizionata nella notte del 21 febbraio da due persone riprese dalle telecamere. Che, secondo la Procura di Firenze, sarebbero Luigi Palli, 29 anni, originario di Faenza ma residente a Pisa e Veronica Zegarelli, 38enne di Bologna che vive a Carrara.

L’accusa

Entrambi, ieri mattina all’alba, si sono visti recapitare dai poliziotti l’ordinanza di custodia cautelare con cui è stata disposta la misura degli arresti domiciliari nei loro confronti con l’accusa di atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi in quella che è stata denominata “operazione delivery”. I due arrestati, secondo l’accusa, farebbero parte dell’area anarchica pisana e sono già stati coinvolti in un procedimento penale, derivante da un blitz della polizia al circolo Gogliardo Fiaschi di Carrara nell’agosto 2023. Palli, come gli altri tre andati subito a processo, è stato assolto dalle accuse principali, ma è l’unico a essere stato condannato in primo grado a otto mesi per vilipendio al Presidente della Repubblica. Per Zegarelli, invece, il processo deve ancora cominciare.

L’indagine

Rispetto ai fatti di Pisa, invece, nessuno dei due è stato ancora sottoposto all’interrogatorio di garanzia. Il loro legale, Fabio Sommovigo del foro di La Spezia, non ha ancora ricevuto la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare. Ma è praticamente certo che gli elementi messi insieme dalla Digos di Pisa, da quella di Firenze e dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione si basino anche sulle immagini della videosorveglianza del tribunale. Le indagini poi sono state indirizzate dalla rivendicazione in una lettera inviata al blog La Nemesi e pubblicata il 25 febbraio 2023, citando Alfredo Cospito, il militante anarchico in carcere in regime di 41-bis per la condanna arrivata nel 2014 a 9 anni e 5 mesi per aver gambizzato Roberto Adinolfi dirigente della Ansaldo Nucleare.

La rivendicazione

La firma di quel documento recita “Gruppo di solidarietà rivoluzionaria – Consegne a domicilio Fai/Fri” che rivendica soprattutto l’intenzione di colpire lo Stato attraverso azioni nei confronti dei Tribunali dove «tutti i giorni vengono condannati centinaia di sfruttati. A colpi di sentenze vengono seppelliti uomini e donne nelle galere e mutilati i loro rapporti di amicizia e amore. A colpi di esplosivi saranno colpite le strutture e mutilati gli uomini del potere». Secondo la Procura fiorentina quel gesto assume la connotazione di atto terroristico per il luogo selezionato e per la condotta degli indagati che si sarebbero posti l’obiettivo di intimidire la popolazione e di minarne la fiducia nello Stato. Da qui gli arresti di ieri mattina a cui si sono aggiunte perquisizioni nei confronti di altre quattro persone, ritenute collegate alla vicenda del 2023, che si sono svolte tra Sarzana e Carrara. Ma il lavoro degli inquirenti si è spinto anche fuori dai confini italiani, visto che è stato coinvolto anche il Dipartimento di intelligence francese attraverso il coordinamento Eurojust.

La minaccia

Un’operazione sfociata nel procedimento che attualmente si trova nella fase delle indagini preliminari. Quindi lontana da una sua conclusione. Ma, evidentemente, le prove raccolte hanno portato il Giudice le indagini preliminari (Gip) a decidere per l’applicazione degli arresti domiciliari anche in relazione al fatto che il reato contestato è ritenuto grave dalla Procura e che nella rivendicazione ci sono elementi che indicherebbero la propensione a continuare la lotta: «Non saremo frettolosi. Ma, anzi, cauti e lucidi nell’affinare le nostre tecniche per colpire sempre più forte il potere. Arriviamo. Questa non è una minaccia ma una promessa che abbiamo fatto anzitutto a noi stessi». 

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