Il Tirreno

Trasporti

Moby mette all’asta cinque traghetti per ripianare il debito con Msc

di Luca Centini
Un traghetto Moby
Un traghetto Moby

Il valore di base è di 229 milioni di euro: mercoledì 12 novembre le offerte

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PORTOFERRAIO. Dalle parole ai fatti. Nei giorni scorsi la compagnia Moby Lines aveva annunciato l’intenzione di vendere alcuni asset, in modo da restituire il finanziamento ottenuto a suo tempo dal gruppo Msc Aponte e procedere così al risanamento finanziario del gruppo. Così, nelle ore scorse, sul portale specializzato www.falcoaste.it è comparso l’annuncio della vendita volontaria di cinque navi della Balena Blu, tramite un’asta che si svolgerà il prossimo 12 di novembre.

I traghetti in vendita

Le navi coinvolte nella procedura di vendita sono le ro-pax Moby Aki, Moby Wonder, Athara, Janas e Moby Ale 2. Un lotto unico, con una base d’asta complessiva che sfiora i 230 milioni di euro (229,9 milioni).

Lotto unico, quindi, ma modalità di cessione diverse. I traghetti Moby Aki (36.000 tonnellate, costruita da Fincantieri nel 2005) e Moby Wonder (2001, 36.000 tonnellate), infatti, saranno ceduti, con la formula del sale and leaseback. Il significato? In questo modo il gruppo Onorato Armatori cede la proprietà delle due unità navali, ma ne mantiene la disponibilità operativa, prendendole in affitto. La vendita stabilisce infatti l’obbligo, per l’aggiudicatario, di sottoscrivere contemporaneamente un contratto di locazione a scafo nudo con Moby S.p.A. Il contratto di locazione, si legge sul portale www.falcoaste.it avrà una durata di quindici anni ad un canone giornaliero di 15.000 euro. Vendita secca, invece, per gli altri tre traghetti, parte della flotta della controllata Tirrenia. Si tratta della Moby Ale Due, Athara e Janas, tutte tra le 35.700 e 36.000 tonnellate, con capacità fino a 2.700 passeggeri e 900 auto.

Lo scenario

La notizia della messa in vendita dei cinque traghetti di Moby Lines arriva a pochhi giorni dalla chiusura dell’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato che, con un provvedimento, ha di fatto assestato il colpo finale all’accordo stretto a suo tempo tra la Msc di Aponte e la Moby della famiglia Onorato, accogliendo e rendendo obbligatori gli impegni assunti dalla controllata di Msc Holding, da Moby e da Grandi Navi Veloci. Sas, società controllante di Gnv, ha ceduto con rinuncia al corrispettivo la propria partecipazione del 49% in Moby a Onorato Armatori che la controlla e rinuncerà anche al pegno sul rimanente 51%.

Per estinguere il finanziamento ottenuto da Sas (243 milioni di euro erogati nel 2023), Moby «affiderà ad un terzo l’organizzazione di una gara per vendere un pacchetto di asset. Ristori in arrivo per i biglietti acquistati prima del 16 luglio». Detto, fatto. «Il ricavato – aveva scritto Agcm – della vendita sarà utilizzato per estinguere il finanziamento ricevuto da Sas; per continuare a garantire l’operatività di Moby, alcuni asset saranno gravati da vincoli di charter back . Qualora il ricavato dalla vendita di questi asset non risultasse sufficiente a estinguere il finanziamento, l’eventuale credito residuo sarà ceduto a terzi, a condizioni rispettose della sostenibilità di Moby».

Gli impegni assunti da Moby «prevedono – aveva commentato la compagnia di navigazione dopo l’emissione del provvedimento da parte di Agcm – commenta – un percorso di rafforzamento patrimoniale e di riorientamento del modello di business, che porterà la società ad azzerare il proprio indebitamento finanziario e quello verso il sistema bancario nazionale e internazionale. Il piano industriale prevede infatti il potenziamento delle linee di riferimento attraverso l’impiego di unità navali caratterizzate da maggiore capacità, standard di servizio più elevati e un’attenzione crescente alla sostenibilità ambientale». 

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