Il Tirreno

La tragedia

Sassetta, muore giovane di 26 anni: il malore in piena notte, l’allarme della fidanzata e i disperati soccorsi


	Michele Martinelli
Michele Martinelli

Michele Martinelli era affetto da una patologia genetica al cuore. Da alcuni anni gestiva l’azienda vinicola di famiglia a Suvereto

10 aprile 2024
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SASSETTA. L’intera Val di Cornia si è risvegliata oggi colpita da un lutto profondo. Michele Martinelli, che da alcuni anni gestiva la storica azienda vinicola di famiglia Terradonnà a Suvereto, è morto all’età di soli 26 anni. Un infarto fulminante lo ha sorpreso in piena notte nella sua casa a Sassetta, dove viveva insieme alla fidanzata Naomi, e non gli ha lasciato scampo. Privando una famiglia e una comunità intera di un ragazzo giovane, pieno di entusiasmo e di idee.

Una tragedia che si è consumata nella notte tra martedì e mercoledì. Mancano infatti pochi minuti all’una di notte quando al centralino del 112 arriva una chiamata da Sassetta. All’altro capo del telefono, una ragazza chiede aiuto: il suo fidanzato è andato a letto prima quella sera ma all’improvviso ha iniziato a rantolare. Soffre della sindrome di Brugada, una rara patologia genetica del cuore conosciuta anche come Sunds (acronimo inglese per Sudden Unexplained Nocturnal Death Syndrome, ovvero sindrome della morte improvvisa notturna di causa sconosciuta). I soccorsi accorrono: arriva per prima la Misericordia di Castagneto che prova anche ad applicare il Dae, il defibrillatore semiautomatico esterno. Ma l’apparecchio non scarica, non trovando alcun accenno di battito. L’ambulanza con medico della Croce Rossa di Venturina, già in viaggio verso Sassetta, si precipita allora sul posto. Ma non c’è niente che il personale sanitario possa fare per salvare la vita del 26enne: al medico non resta che dichiarare il decesso e avvertire il resto della famiglia – il padre Mauro e la mamma Annalisa Rossi – che in quel momento stanno ancora dormendo nella loro casa di Campiglia.

Michele Martinelli era nato nel settembre del 1997 ed era cresciuto proprio tra quell’abitazione di Campiglia e i terreni dell’azienda vinicola di famiglia a Suvereto: Terradonnà, come “terra donata da donna a donna” perché la madre li aveva ricevuti in dono nel 2000 dalla nonna del giovane, Emma Geppini. Dopo aver completato le scuole superiori a Piombino aveva poi deciso di trasferirsi a Firenze dove per qualche tempo aveva seguito i corsi di ingegneria informatica. «Ma aveva capito che quella non era la sua strada – racconta il padre Mauro – mi chiese di venire in azienda e da allora si è sempre dimostrato un lavoratore infaticabile. Tant’è che in breve tempo di fatto aveva preso le redini dell’azienda nelle sue mani. Aveva portato una ventata d’aria fresca – prosegue – aveva talento, conosceva due lingue e la sua era una passione vera, trascinante, al punto che aveva ottenuto dei risultati importanti nel nostro campo e spesso era impegnato a fare promozione anche all’estero». Innamoratissimo della fidanzata Naomi con cui da qualche mese aveva deciso di andare a convivere a Sassetta, Michele era «un grande amante della natura – racconta il padre – ed era circondato dall’affetto dei suoi amici: stava organizzando il matrimonio del suo migliore amico, previsto tra pochi giorni, gli avrebbe dovuto fare da testimone. Era un ragazzo pieno di vita, non si meritava di morire così».

Consapevole della sindrome di cui soffriva, si era sottoposto all’ultimo controllo alla fine di febbraio. «Gli avevano detto che non c’erano segnali preoccupanti – spiega il padre – tant’è che gli avevano dato appuntamento tra un anno, una sorta di controllo di routine». Invece proprio il suo cuore l’ha tradito. La salma del 26enne, curata dall’agenzia funebre Bertolani, rimarrà fino alle 14 di giovedì 11 aprile nella sala del commiato in via della Monaca, a Venturina. Per poi procedere alla volta di Livorno, dove sarà cremata.


 

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