Mauro Repetto e i suoi 883 sul palco del Pacini di Pescia. «L’Uomo Ragno è in ciascuno di noi»
Lo spettacolo oggi – domenica 13 aprile – alle 21
Pescia Peter Parker è un orfano cresciuto a New York, ma poteva averlo fatto benissimo anche a Spoleto, a Modica o a Pavia. Parola di Mauro Repetto, fondatore insieme a Max Pezzali degli 883, che a Pavia ci è cresciuto e che con l’uomo ragno intrattiene da sempre una speciale liaison. «L’uomo ragno è un supereroe di quartiere – spiega Repetto – il cui superpotere più grande non è certo quello di volare, ma di saper affrontare la vita sempre col sorriso sulle labbra perché l’uomo ragno è il supereroe che hai dentro di te, che nessuno può toglierti mai, se tu non vuoi».
Repetto sembra svelarci che nel suo spettacolo “Alla ricerca dell’Uomo Ragno”, diretto da Maurizio Colombi e Stefano Salvati - che dopo il grande successo di pubblico e i sold out in vari teatri dello stivale, approda domenica 13 aprile alle 21 al Pacini di Pescia – c’è molto di più dei frammenti di un passato artistico glorioso, pronti a rivivere sul palco attraverso la musica e i videoclip che hanno segnato un’epoca. C’è l’incontro con l’Uomo Ragno, che nessuno ha ucciso e soprattutto che mai nessuno potrà uccidere perché sta ad ognuno di noi farlo vivere. L’Uomo Ragno che ha dato il là al successo travolgente degli 883 negli anni ’90, non rappresenta solo il passato per Repetto, ma anche il presente. «Attualmente è un “collega” che frequento molto – dice l’ex 883 – essendo stata Marvel (editrice di Spider Man) acquistata da Walt Disney Company, di cui io sono event executive, ovvero organizzatore eventi». E questo da 25 anni a oggi.
Quella con gli 883 non è stata una rottura, precisa Repetto, ma solo l’esigenza di «fare altro». «In particolare – svela – ero stato colonizzato dall’american dream, che oggi forse fa ridere, ma negli anni ’90 il sogno americano era una cosa seria, che esercitava un fascino potente su molti, me compreso. Era una giostra su cui volevo fare un giro e così è stato: ho fatto Los Angeles, New York, Miami. Sognavo di fare lo sceneggiatore, ma avevo sottovalutato un aspetto importante: la padronanza della lingua, che non avevo». Quella degli 883 è la storia di due ragazzi di provincia, che sognano il mondo. Se Mauro e Max fossero ragazzi di oggi sarebbero due tiktoker? Sognerebbero alla stessa maniera o è vero che le nuove generazioni non sono più capaci di sognare? «La vita di provincia è come l’ovatta, hai gli amici, la famiglia…ma quell’ovatta è come il tetto basso e ad un certo punto hai voglia di bucarla, questo ha rappresentato la nostra spinta, il sogno, ma credo che anche se oggi tutto è cambiato, tutto sia rimasto sostanzialmente uguale. La passione è quella di sempre, c’è solo meno tempo per la concentrazione, l’illusione continua ad essere il carburante che fa andare avanti».
Da ragazzo Repetto sognava di fuggire dalla provincia, di conquistare il mondo, gli Stati Uniti. Adesso cosa sogna? «Adesso all’american dream è subentrato un altro sogno, l’italian dream. Nel futuro vedo sicuramente il teatro e la sceneggiatura, ma navigo a vista, mi diverto, come quando facevo l’animatore nei villaggi». Certe cose non cambiano. E forse la natura di Mauro è sempre stata quella di volare, piuttosto che di restare fermo troppo a lungo su qualcosa. «È vero – conferma – da questo punto di vista io e Max Pezzali siamo molto diversi. Per tanto anni siamo stati quasi la stessa persona, proprio perché eravamo complementari. Lui è più compassato, io più visionario». Lo scorso gennaio al Forum di Assago abbiamo assistito alla reunion degli 883. Potrebbe succedere ancora? «Solo se tornassimo compagni di banco, come siamo stati una volta, magari ad una scuola di ballo come quella che Richard Gere frequenta nel film con Jennifer Lopez – scherza Repetto – altrimenti no. Ridiamo molto quando siamo insieme, c’è una sintonia vera, non col calza-scarpe. Non vogliamo rischiare di essere patetici». Bisogna guardare avanti, dunque, non indietro. Lo spettacolo di stasera, però, è anche un viaggio nostalgico negli anni ’90. «Sì, ma sarà soprattutto una grande festa, dove si canta, si balla, si ride e si versa anche qualche lacrimuccia», sottolinea Repetto. l