Montecatini, il turismo analizzato dal super consulente: «Il termalismo non basta più», ecco i punti per rilanciare la città
Pronto lo studio da 434 pagine della società di Josep Ejarque
MONTECATINI. La città è percepita dal mercato turistico come destinazione termale “monoprodotto”. Ma col declino delle Terme, in questo momento all’asta, e le nuove esigenze dei turisti sempre più a caccia di esperienze varie e integrate, la realtà dice altro. Cioè che quest’impostazione risulta ormai anacronistica e inadeguata. Tant’è vero che il traino è composto dal “turismo di touring”, quello in cui la destinazione viene utilizzata come base per visite verso altre destinazioni, specialmente per il turismo organizzato (quello dei gruppi, il 65% del totale). Perciò, se si vuole credere in un rilancio de “La città del benessere” bisogna creare un’offerta che attiri le persone a venire anche per restare: sono riflessioni che si sentono da tempo e dalle quali muove anche il “Piano strategico di marketing turistico per la destinazione Montecatini Terme” redatto dalla F Tourism & Marketing di Torino, la società di Josep Ejarque, il “guru” del turismo incaricato dal Comune – su iniziativa dell’assessora al turismo Alessandra Bartolozzi – come consulente esterno, nell’ambito del bando Unesco che ha visto la città ottenere 1,2 milioni di euro di finanziamenti. È un documento di 434 pagine molto atteso, approvato pochi giorni fa dalla giunta e che il professionista di origini spagnole ha redatto assieme alla collega Lucia Montalbano, analizzando tutti gli aspetti dell’attuale posizionamento turistico di Montecatini e prospettando una serie di mosse per far rifiorire una delle 11 grandi città termali d’Europa targate Unesco dal 2021. Scopo del bando ministeriale è infatti quello di aumentare le presenze turistiche del 5% rispetto al 2019. I suggerimenti di Ejarque sono tanti, ma prima lo studio si sofferma sull’attuale stato dell’arte. E a fare da contraltare ai noti punti di forza, tra cui l’ampia offerta ricettiva (più di 10mila posti letto), la posizione strategica, il verde, il prodotto Montecatini Alto e la buona accessibilità, non mancano le note dolenti.
Punti deboli
Riprendendo il filo della città dormitorio, «oggi non è definito in modo chiaro il prodotto-destinazione Montecatini Terme nel mercato – scrive la F Tourism & Marketing – il prodotto principale si può considerare il turismo di scoperta, ossia la posizione strategica rispetto alle altre città d’arte». Morale della favola, la ricaduta economica diretta sul territorio è scarsa. Fattore che ha un proprio peso nella sofferenza del sistema commerciale. La proposta sarebbe quella di puntare sul benessere a 360 gradi: cultura, eventi, sport e manifestazioni all’aperto (sfruttando anche la “Bandiera azzurra” ricevuta da poco come città della corsa e del cammino), escursioni, enogastronomia. Senza dimenticarsi dell’acqua termale, sullo sfondo. Altro difetto il potenziale non sfruttato della Valdinievole (qui le risorse sono per l’intero Ambito), dove «non si è riusciti a generare sufficienti sinergie», facendo leva su borghi, paesaggio e il buon cibo. Inoltre, l’offerta di eventi vale come intrattenimento più locale che turistico, a differenza dell’attrattività che può ad esempio generare il Lucca Comics. Si potrebbe fare meglio anche in termini di comunicazione, informazione e promozione turistica, giudicate confusionarie, deficitarie e poco accessibili. Dulcis in fundo, «un fragile sentimento di comunità turistica – si legge – ogni categoria economica viaggia per conto proprio, senza una logica di cooperazione mirata allo sviluppo turistico». Si è infatti parlato spesso dell’importanza di istituire un ente di coordinamento, come una fondazione o una destination management organization (Dmo) . Insomma, c’è tanto da lavorare a prescindere da chi vincerà le elezioni.
Progetti
Oltre che per pagare il piano, i soldi del bando Unesco il Comune vuole investirli nel realizzarlo. A partire dalla rassegna di micro e macroeventi – al via col cartellone di quest’estate – attorno al concetto di benessere declinandolo ai temi: donna, pace, terra e acqua, arte. Molti saranno in pineta, che in questi giorni è stata visitata da ingegneri, architetti e paesaggisti accademici di Fincon Consulting Italia, studio incaricato di concepire la riqualificazione del parco (la progettazione è finanziata dalla Fondazione Caript) trasformandolo da parco urbano in parco del benessere: con l’acqua maggiormente protagonista, giardini botanici e una biodiversità più ricca. I soldi potrebbero arrivare dal bando dell’Unione europea a cui il Comune partecipa, coinvolto da Fincon, come membro di un consorzio coordinato dal Politecnico di Milano, che include partner di calibro internazionale e rappresentanti di nove Paesi europei. La scadenza per le proposte è fissata per il 12 giugno, in caso di esito positivo il consorzio riceverebbe circa 2,5 milioni di euro.
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