Il Tirreno

Sanità

Neonata livornese due mesi in rianimazione per la pertosse: salvata all’Opa di Massa

di Melania Carnevali

	La piccola Crystal con mamma Valentina e papà Luca e l’ospedale del cuore
La piccola Crystal con mamma Valentina e papà Luca e l’ospedale del cuore

La bimba è nata il 18 febbraio: dopo un mese i primi sintomi lievi dell’infezione che può portare anche al decesso. La mamma: «Ancora adesso sento la paura che ho avuto»

03 luglio 2024
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MASSA. Il suo istinto di mamma glielo aveva detto ancora prima che glielo confermassero i medici, che c’era qualcosa che non andava nella sua bimba e che non era nemmeno una cosa banale. E questo nonostante all’apparenza avesse solo «qualcosa che poteva sembrare un raffreddore. Ma neanche. Aveva giusto qualche piccolo sintomo di raffreddamento», racconta Valentina Gallucci, mamma di Livorno di Crystal, una bimba di nemmeno cinque mesi che ha già combattuto e vinto una battaglia da grandi.

L’infezione

La piccola ha preso la pertosse, detta anche tosse convulsa o tosse canina, un’infezione delle vie respiratorie molto contagiosa e causata dal batterio Bordetella pertussis. Ha come sintomo principale una tosse persistente che può sfociare in vere e proprie crisi. E, se negli adulti non provoca complicanze particolari, quando colpisce neonati o bambini molto piccoli, la patologia può avere conseguenze gravi, fino a provocarne il decesso. E la piccola Crystal ha rischiato davvero. È stata due mesi in terapia intensiva, tre mesi in totale in ospedale, prima al Meyer, poi all’Opa dove «l’hanno salvata e io adesso non posso far altro che ringraziarli», racconta adesso la mamma.

Nata sanissima

Crystal Fantozzi è nata il 18 febbraio. È la terza figlia di Valentina. «È stato un parto naturale tranquillo – ricorda lei -. È nata sanissima e dopo 48 ore ci hanno mandato a casa». Dopo circa un mese la mamma nota i primi sintomi «che sembravano banali, ma sentivo che non stava bene». Così la porta dal pediatra che parla di un inizio di bronchiolite. «Mi ha detto di portarla al pronto soccorso dell’ospedale di Livorno perché era Pasqua – ricorda -. Se non fosse stata festa magari l’avrebbe seguita lei». All’ospedale i medici fanno alla piccola tutti i tamponi previsti dal protocollo e lì emerge che ha pertosse e che ha anche contratto una variante del Covid. «Ci hanno trasferito subito al Meyer perché lì non hanno la terapia intensiva ma solo subintensiva, quindi devo ringraziare anche l’ospedale per la prontezza e per la decisione presa. Hanno fatto un lavoro eccellente».

Il ricovero al Meyer

Al Meyer la piccola viene quasi subito intubata. I genitori, sotto profilassi, non possono nemmeno vederla. «Poi il giorno in cui potevano vederla, ci hanno chiamato per dire che la situazione era peggiorata e di andare subito perché l’avrebbero trasferita. Solo ora, a raccontarlo, sento la paura che ho avuto». Quando mamma e papà arrivano a Firenze, in reparto ci sono già i medici dell’Opa pronti a trasferirla nell’ospedale apuano con, in caso di necessità, l’Ecmo, la macchina che sostituisce le funzioni dei polmoni e/o del cuore mantenendoli a riposo per facilitare il loro recupero funzionale e garantire allo stesso tempo una circolazione sanguinea e un’ossigenazione del sangue ottimali.

Le cure dell’Opa di Massa

La piccola viene portata in terapia in intensiva dove rimane due mesi, di cui quaranta intubata. Piano piano si riprende, grazie alle cure dei medici dell’Opa, e viene portata in reparto. Il 30 giugno viene dimessa. «Io e mio marito ringraziamo con il cuore tutto il personale dell’Opa: i dottori, gli infermieri, gli oss, lo psicologo della terapia intensiva e del reparto di pediatra. Mia figlia non doveva nemmeno essere lì, visto che non ha problemi di cuore, ma l’hanno curata e l’hanno salvata. Io dovevo assolutamente ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per noi».
 

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