Economia e lavoro
Lucca, ritardi nel parto: neonato disabile. Asl condannata a pagare 4,5 milioni di euro
Ignorate le sofferenze del feto e cesareo effettuato oltre i tempi previsti: i motivi e i passaggi che hanno portato alla decisione
LUCCA. Non si accorsero della sofferenza del feto e quando capirono che la situazione era grave ritardarono il parto avvenuto d’urgenza con un cesareo.
Una doppia negligenza che segnò per sempre la vita del neonato, ora ventenne disabile gravissimo, costretto a vivere su una sedia a rotella senza la minima autonomia. Una sequenza di errori sanitari che il Tribunale di Pisa (sede legale dell’Asl Toscana Nord Ovest) traduce in una condanna a risarcire i genitori e la sorella del ragazzo con un risarcimento che sfiora i 4,5 milioni di euro con interessi e spese legali.
Nel conto il giudice ha inserito anche un milione di euro come «danno emergente futuro, spese di assistenza medica e per la vita residua» della vittima di una macroscopica catena di sbagli avvenuta nel marzo 2005 all’ospedale di Lucca.
Le condizioni
Gli effetti di quei comportamenti portarono il neonato a nascere con una grave lesione cerebrale dovuta all’asfissia subìta quando era ancora nel ventre materno. La diagnosi fu implacabile: tetraparesi spastica e grave ritardo mentale. Il ragazzo non parla, non scrive, risponde tramite tablet. Si sposta su una sedia a rotelle che non manovra da solo. Mangia imboccato. Una vita distrutta e un dolore infinito per i familiari. Lo strazio che entra in Tribunale attraverso le consulenze mediche per stabilire se e quanto gli errori hanno inciso nell’azzerare il futuro del neonato. L’esito è che sì, le negligenze ci sono state e gravissime.
Le responsabilità
Scrive il giudice che la consulenza tecnica d’ufficio «ha stabilito la sussistenza di un nesso di causalità tra la condotta tenuta dai sanitari del nosocomio di Lucca durante la fase del travaglio e le lesioni riportate da al momento della nascita. Dall’esame degli atti risulta un comportamento non conforme alle linee guida ed alla buona pratica clinica che ha permesso nell’ultima fase del travaglio l’instaurarsi di una ipossia fetale, che, non prontamente corretta, ha determinato un quadro neurologico, oggi ormai stabilizzato, legato alla sofferenza fetale».
Senza controlli
Il collegio peritale chiamato a pronunciarsi su come i sanitari avevano seguito la paziente è arrivato alla conclusione che «nell’arco temporale dalle 9 e fino alle 10, 40 i sanitari hanno omesso qualsiasi forma, anche “minimale” di sorveglianza del benessere del feto, la cui frequenza cardiaca non è stata monitorata né tramite auscultazione, né mediante tracciato cardiotocografico, in violazione delle linee guida applicabili al tempo dei fatti di causa». I medici dovevano controllare la situazione dall’inizio della fase attiva del travaglio, attraverso l’auscultazione ogni 15-20 minuti, alla fine della contrazione.
I ritardi
Non solo la donna e il feto non vennero seguiti come la prassi avrebbe imposto. Quando i sanitari si accorsero che la situazione era seria decisero di procedere con il cesareo, ma in tempi non adeguati.
«Il grave danno cerebrale riportato è senza dubbio ascrivibile alla condotta colposa dei sanitari consistita nell’omessa prolungata sorveglianza del benessere fetale con conseguente tardiva rilevazione delle anomalie del ritmo e/o della frequenza cardiaca fetale e nella non tempestiva effettuazione dell’intervento di cesareo» si legge nella sentenza. E niente, nel corso del procedimento tra testimonianze e documentazione acquisita agli atti, ha spostato la causa verso l’ipotesi che il danno fosse stato condizionato da un evento imprevedibile e inevitabile. Nessun imprevisto ha inciso sulla sorte del piccolo.
Lo chiarisce il giudice: «È, invece, altamente probabile che il corretto adempimento della prestazione sanitaria avrebbe permesso di evidenziare in tempo utile la sofferenza fetale e di anticipare, quindi, l’intervento cesareo, eliminando o quantomeno riducendo gli effetti dell’ipossia che ha cagionato il grave danno celebrale del nascituro».
.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=83b1e9b)