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Rissa in campo, squalificati 15 calciatori e un dirigente: il caso in provincia di Lucca

di Pietro Barghigiani

	Le sanzioni del giudice sportivo
Le sanzioni del giudice sportivo

Le decisioni del giudice sportivo dopo gli scontri in Camaiore-Pieve Fosciana (Juniores Provinciali)

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PIEVE FOSCIANA (LUCCA). Una gara tesa che alla fine sfocia in rissa. È il 36’ del secondo tempo (risultato 1-1) quando il terreno di gioco diventa campo di battaglia tra i calciatori del Camaiore (squadra di casa) e del Pieve Fosciana (Juniones Provinciali). La rissa scoppiata tra i giocatori costringe l’arbitro a sospendere la partita. L’esito di quello che è andato in scena il 15 febbraio si è tradotto in una sentenza del giudice sportivo pubblicata ieri, mercoledì 19, sul bollettino della Figc di Lucca.

Partita persa (3-0) per entrambe le squadre e squalifica per 15 giocatori (7 del Pieve Fosciana e 8 del Camaiore) e per il direttore tecnico della società di casa. Per lui lo stop arriva al 18 giugno. Uno dei calciatori del Pieve Fosciana espulso dovrà restare fermo fino al 5 aprile, così come uno del Camaiore. Gli altri tredici a cui l’arbitro ha mostrato il cartellino rosso sono stati squalificati fino al 21 marzo.

La ricostruzione

«Al 36’ minuto del secondo tempo si scatenava in campo una violenta rissa generale a cui partecipavano numerosi giocatori delle due squadre e il direttore di gara si vedeva costretto a sospendere la gara senza la possibilità di poterla successivamente riprendere a seguito della persistenza delle condotte violente poste in essere» recita il provvedimento.

Al direttore sportivo del Camaiore viene contestato di «essersi introdotto, al termine della gara, all’interno dello spogliatoio arbitrale, chiedendo spiegazioni sulle decisioni. Una volta apprese tali decisioni, assumeva atteggiamento minaccioso nei confronti dell’arbitro, e scagliava violentemente la cartella in segno di dissenso. Nonostante il direttore di gara avesse chiesto di uscire dallo spogliatoio, permaneva nello stesso impedendogli di chiudere la porta, continuando a gridare e protestare».

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