Il brivido poi il delirio tra lacrime e clacson: così Bagni di Lucca festeggia l’oro di Jasmine. E il sindaco si commuove
Nel borgo di poco più di 6mila abitanti in provincia di Lucca il trionfo olimpico di Errani e Paolini diventa tripudio collettivo: «Ha vinto la bimba di Ugo, quello del bar nel borgo»
BAGNI DI LUCCA. «Daiii». Un grido si alza dalla platea. E poi il silenzio. Un attimo. Un millesimo di secondo. Il tempo che la pallina tocchi la terra rossa e sancisca la leggenda. Poi il tripudio. Sventolano bandiere tricolore, si accavallano urla di gioia, piovono abbracci a caso, ventagli gettati in aria. Lacrime, risate. Un grido d’orgoglio riempie il paese. Bagni di Lucca: poco più di 6mila abitanti. Un borgo che si arrampica sulle montagne lucchesi.
Qui Jasmine Paolini è la bimba di tutti. E nel giorno in cui il tennis italiano trova la sua prima medaglia d’oro della storia alle Olimpiadi, in questo angolo della Toscana è il delirio. Da una parte la veterana Sara Errani, 37 anni e la grinta di una ragazzina affamata di successi. Accanto a lei Jasmine Paolini. La bimba di Bagni di Lucca. Spazzano via la coppia russa formata da Mirra Andreeva e Diana Shnaider. Medaglia d’oro. Un pomeriggio storico per tutti. Un pomeriggio che proietta il paese della Mediavalle lucchese nell’Olimpo a cinque cerchi.
L’attesa
Il sindaco di Bagni di Lucca, Paolo Michelini, trattiene le lacrime. Maglietta arancione, occhiali da vista e parole che escono a fatica: «Una gioia incredibile, Jasmine è l’orgoglio di Bagni di Lucca». E poi ancora abbracci, ancora urla, estasi totale. Bagni di Lucca domenica 4 agosto è tutta stipata all’interno del teatro del paese. Sul palco le attrici protagoniste sono Sara e Jasmine. Maxi schermo, volume a palla. Tutti a sedere. Mancano ancora diverse decine di minuti all’inizio della finalissima e l’emozione dell’attesa si taglia col coltello. Si parte e il primo set scivola via tra un «Nooo» e un «Forzaaaa», gridato per scacciare la paura di un’altra finale persa. Come al Roland Garros, come a Wimbledon. Due angoli di Paradiso che Bagni di Lucca – con la sua Jasmine – ha solo sfiorato. Finisce 6-2 per le russe. Il secondo set riporta ottimismo e speranza: 6-1 per noi. Poi c’è il super tie break. Si suda sulla terra di Parigi, si suda tantissimo nel bollore del teatro di Bagni di Lucca. Paf, palla a terra, punto Italia. Match. Medaglia. Vittoria. E si scatena l’apoteosi.
Legame di sangue
Jasmine è figlia di Bagni di Lucca. E non è un modo di dire. Lei il paese l’ha vissuto davvero. Il padre, Ugo, gestiva uno dei bar del borgo. Lei è nata a Castelnuovo Garfagnana, pochi chilometri di distanza. Dal padre Jasmine ha ereditato la passione del tennis, supportata anche e soprattutto, però, dallo zio Adriano. È stato lui a portarla per la prima volta sui campi in terra rossa del Tennis club Mirafiume di Bagni di Lucca. Aveva 5 anni. I suoi primi maestri sono stati Marco Picchi e Ivano Pieri. Oggi l’allenatore della neo campionessa olimpica è Renzo Furlan, che la segue dal 2020. Ma Jasmine non dimentica il legame di sangue con la sua terra e la sua gente. «Il pomeriggio dopo scuola non vedevo l’ora di mettere piede in campo assieme ai miei amici – ha raccontato proprio Paolini al Tirreno –. Un ambiente familiare che mi regalava spensieratezza. Porto dentro di me tanti bei ricordi legati all’infanzia, al rapporto con il maestro Ivano e ai primi tornei vinti. Nella mia mente il sogno di diventare professionista ha preso corpo con il passaggio al centro federale di Tirrenia». Il resto è storia sempre più recente. Fino al trionfo olimpico.
È tutto vero
La serata a Bagni di Lucca è un tornado di brindisi. Tutti esultano. La festa continua. Caroselli, clacson impazziti. «Dopo la soddisfazione a metà di Wimbledon, questa è un’emozione stratosferica. Grazie Jasmine – dice Ilaria Del Bianco, tifosissima della tennista toscana e presidente dell’associazione Lucchesi nel mondo – ci hai regalato un sogno. Un sogno d’oro».