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L’arresto di Aldo Spinelli: il calcio e le due vite vissute a Livorno. Perché è stato amato e odiato

di Alessandro Bernini

	Aldo Spinelli
Aldo Spinelli

Lo hanno definito “il migliore e il peggiore presidente della storia del Livorno Calcio”: i retroscena di un personaggio mai banale, nel bene e nel male

07 maggio 2024
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LIVORNO. Lo hanno definito “il migliore e il peggiore presidente della storia del Livorno Calcio”. Come è possibile? Il migliore perché nei suoi 21 anni alla guida della società amaranto (dal 1999 al 2019), ha riportato la squadra in B dopo 30 anni e in serie A dopo 55 anni, addirittura con l’ingresso in Coppa Uefa nel 2006. Il peggiore perché nonostante le sue disponibilità economiche enormi, ha portato di nuovo il Livorno in serie C prima di accompagnarlo al baratro con una pseudo-cessione a personaggi inquietanti e al fallimento.

Due vite

Ci vorrebbe mezza biblioteca per raccontare Aldo Spinelli, arrestato per corruzione nell’ambito di un'inchiesta a Genova, e il Livorno. Lui, amante del pallone fino al midollo, ex patron del Genoa ma sempre in prima fila anche a vedere il Monaco a Montecarlo, è stato uno degli ultimi mecenati (alla Moratti e Berlusconi per intenderci) del mondo del calcio. “Che giri fanno due vite” di Mengoni potrebbe essere la colonna sonora perfetta. Spinelli a Livorno ha vissuto due vite. Quella dell’entusiasmo folle e quella del disamore. Un disamore senza continuità, perché a volte tornava in prima linea e sembrava pure scaldarsi di nuovo. Ma negli ultimi anni della sua gestione ci sono stati davvero dei piccoli fuochi di paglia.

Ha affrontato l’avventura a Livorno con dei picchi di entusiasmo e dei down, devastanti. Da piangere di gioia, a dire nel giro di pochi giorni “basta, sono stanco, vado via”. Da tuffarsi sul prato verde dopo una vittoria in casa con una maglia indosso in onore dei diffidati, a ricevere gli ultras e dire loro “se non vi piace la mia squadra, la domenica andate al cinema”. La storia poi è finita male. Contestazione pesantissima e tifosi che addirittura andarono a Genova per mettere degli striscioni fuori dalla sua casa e in porto: “via Spinelli da Livorno”.

Il figlio Roberto

Per un presidente di calcio, alla lunga è inevitabile finire nella centrifuga delle critiche. Soprattutto dopo tanti anni al timone. Soprattutto se abitui all’aragosta e poi riproponi la scatoletta di tonno. In questo ha probabilmente influito anche la vicinanza del figlio Roberto, uno che con la città di Livorno non ha mai legato. E molti pensano che sia stato proprio Roberto Spinelli a spingere il padre verso l’abbandono del Livorno. Era evidente che negli ultimi anni dall’interno della famiglia arrivavano pressioni per lasciare e questo lo ha ammesso lo stesso Aldo Spinelli.

I retroscena

Presidente passionale, colorito, d’altri tempi. Quando gli facevi notare che la squadra forse non era abbastanza competitiva, lui ti rispondeva sempre: «Ma come no? Guardi, per costruirla è stato un bagno di sangue». Era l’incubo dei direttori sportivi delle altre società, perché dalle trattative nel 99% dei casi lui usciva sempre vincitore. Al campo erano celebri i suoi arrivi improvvisi agli allenamenti. Una volta, dopo una serie di sconfitte del Livorno, accusò i giocatori di allenarsi poco e di essere sovrappeso: così il lunedì si presentò al Centro Coni col suo autista e una bilancia in mano per pesarli. E ne mise due fuori squadra. Ha portato a Livorno Protti e Lucarelli ed è stato un grande merito (anche se i due giocatori rinunciarono a tanti soldi), ma poi mal sopportava che i riflettori finissero su altri e non su di lui.

Con lui  la squadra ha partecipato alla Coppa Uefa raggiungendo un risultato che nella storia del Livorno sarà quasi sicuramente ineguagliabile, eppure alla vigilia della partita decisiva ad Auxerre (poi vinta 1-0 con gol di Lucarelli), mentre la città impazziva di attesa, dichiarò in conferenza stampa: «Speriamo di uscire perché altrimenti si sprecano troppe energie». In 21 anni ha fatto godere, ha fatto arrabbiare, prima ha unito e poi ha diviso. In ogni caso, 21 anni indelebili.

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