Il Tirreno

Livorno

Il ritratto

Solitario, introverso con una palestra in cantina: ecco chi è Leonardo, arrestato per l'omicidio del padre

di Claudia Guarino
Solitario, introverso con una palestra in cantina: ecco chi è Leonardo, arrestato per l'omicidio del padre

Delitto a Livorno, il racconto dei vicini di casa: "Non si può escludere che abbia alcuni disagi psichici. La loro sembrava a tanti una famiglia abbastanza sofferente"

04 febbraio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. Il tonfo dei pesi sul bilanciere e quello, continuo, di un macchinario elettronico. Probabilmente un saldatore. Il suo regno, Leonardo Banti (sopra in una foto di qualche anno fa), l’aveva ricavato nella cantina, trasformandola nella palestra personale. Schivo, diffidente, introverso, di poche parole. È così che gli inquilini della palazzina al civico 6 di via Paganini descrivono il ragazzo accusato di aver ucciso nel sonno suo padre, ferendolo a morte con due pugnalate.

La palestra

A differenza di suo padre, lui usciva spesso di casa e, per muoversi, utilizzava una bicicletta. Poco più che ventenne, Leonardo Banti, in passato, aveva cambiato diverse scuole e a quanto risulta gli studi non l’aveva completati. Aveva principalmente un amico e una grande passione: quella per la palestra. Nell’androne del condominio dove è avvenuto il delitto c’è una porta attraverso cui si accede alle cantine. Sono in dotazione agli appartamenti e, stando a quanto racconta chi vive lì, Banti figlio aveva utilizzato questo spazio per allestire una palestra a domicilio. Allenarsi gli piaceva. Faceva pesi ed esercizi. Da solo o in compagnia di uno, due amici, che capitava lo andassero a trovare a casa, per fargli compagnia e scambiare due parole. Spesso accadeva che arrivassero proprio con una borsa da palestra. «Qualche volta lo vedevo – spiega Michael Berni, inquilino del primo piano –, ma non interagivamo molto. Del resto non mi è mai sembrata una persona di tante parole». «Camminava spesso a testa bassa e sembrava come chiuso in se stesso», racconta un’altra vicina. In tanti, dunque, nel quartiere, lo conoscevano. O comunque era loro capitato di incontrarlo. Sia nel cortile, magari mentre rientrava con le buste della spesa, sia per le scale del palazzo.

«Una persona schiva»

Viveva in quell’appartamento di Colline col padre che adesso è accusato di aver ucciso, Leonardo Banti. E tra chi lo conosceva c’è chi non si aspettava un’accusa del genere. Perché è vero che sembrava una persona schiva e solitaria. Uno che camminava spesso a testa bassa. Dando l’impressione di stare nel suo mondo, riflettendo tra sé e sé, ma è anche vero che l’accusa di omicidio aggravato è gravissima, considerando anche la ricostruzione dei fatti elaborata dagli investigatori. «Quando ho saputo la notizia sono rimasta sconvolta. Anche perché Fabrizio Banti era un vecchio amico di mio marito – racconta una donna il cui figlio ha frequentato la stessa classe di Leonardo Banti alle scuole secondarie di primo grado –. Il ragazzo me lo ricordo come una persona all’apparenza un po’ problematica, ma non pensavo certo che potesse succedere quanto è successo. Il padre, Fabrizio, poi, mi sembrava una persona buona».

«Aveva problemi»

Qualcuno, però, dice di essersi accorto che qualcosa non andava. O comunque, sostiene di aver intuito la presenza di una qualche possibile problematica all’interno di quella famiglia. Prima di tutto perché era il padre stesso ad averlo fatto presente ai vicini, raccontando di avere paura che il figlio avrebbe potuto ucciderlo, un giorno, visti i comportamenti che spesso teneva in casa. E anche perché, dice l’inquilino Roberto Rondanina, vicino di casa della famiglia Banti, «credo che Leonardo abbia problemi psichici evidenti. Certo, se lo incontri per strada magari non te ne accorgi, ma se hai a che fare con lui quasi quotidianamente e ci stai a contatto te ne accorgi. La famiglia, in sostanza, mi pareva che fosse abbastanza sofferente». Al momento non risulta che Leonardo Banti fosse in cura in una qualche struttura di igiene mentale, per lo meno non in una pubblica. Ma non è escluso che, in sede di indagini, l’avvocata che lo difende richieda una perizia psichiatrica. E di ricostruire tutto si stanno occupando le forze dell’ordine, coordinate dalla procura. Che avranno il compito di venire a capo di un movente, quello dell’omicidio di cui Leonardo Banti è accusato, che per adesso è ancora sconosciuto .l

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Venti di guerra

Da Camp Darby all’Est Europa inviati oltre 400 mezzi militari: andranno a potenziare l’esercito Usa