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Premio mondiale per l’oculista toscano Vincenzo Sarnicola: il riconoscimento al pioniere dei trapianti lamellari

di Elisabetta Giorgi

	Vincenzo Sarnicola
Vincenzo Sarnicola

Grosseto, il professore avrà il Castroviejo award “Nobel” nel campo della cornea

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GROSSETO. L’oculista grossetano Vincenzo Sarnicola verrà premiato a ottobre 2026 con il Castroviejo Award, il più prestigioso riconoscimento internazionale nel campo della cornea, una sorta di Nobel del settore.

L’annuncio è stato dato durante l’American Academy of Ophtalmology, il più grosso congresso al mondo di oftalmologia che si è tenuto a Orlando dal 18 al 20 ottobre e al quale il professore ha partecipato con la figlia Enrica Sarnicola, oculista anche lei con il padre insieme all’altra figlia Caterina nella Clinica Santa Lucia di Grosseto.

L’importantissimo premio, conferito dalla Cornea society, celebra contributi scientifici e clinici di straordinaria rilevanza nel settore della chirurgia e delle patologie corneali.

Il premio

L’annuncio, accolto a Orlando con entusiasmo dalla comunità oftalmologica mondiale presente in sala, anticipa la cerimonia ufficiale che si terrà dal 10 al 12 ottobre 2026 a New Orleans, durante il prossimo congresso annuale della Aao (l’American Academy of Ophtalmology) in cui il premio sarà conferito al professore. Originario di Agropoli, Sarnicola vive e lavora a Grosseto dove per due decenni ha diretto il reparto di oculistica dell’ospedale Misericordia. A marzo 2023 a Torino, insieme al professor Michele Reibaldi, ha eseguito un intervento unico al mondo di autotrapianto su un paziente non vedente.

Un traguardo - quello del Castroviejo Award - che sottolinea il ruolo di primo piano che Sarnicola ha conquistato nel panorama mondiale della cornea. Il premio – che onora la memoria del dottor Ramon Castroviejo, chirurgo oculista spagnolo/americano morto nel 1987 e considerato il padre del moderno trapianto di cornea - è assegnato a individui che hanno offerto contributi eccezionali per la chirurgia, la conoscenza e la ricerca in questo campo. È la prima volta che il riconoscimento viene assegnato a un italiano; in passato è stato conferito solo a un altro europeo.

Lo stupore del prof

L’annuncio del premio a Sarnicola è stato dato in sala a New Orleans, dov’è apparso sul megaschermo dell’Academy. «Per me è stata una notizia inaspettata, sono stupefatto e molto felice», commenta il professore, contattato dal Tirreno mentre era in procinto di partire da New Orleans alla volta di Miami dove oggi, domani e venerdì terrà una serie di lezioni in qualità di visiting professor ai medici della Bascom Palmer University sui trapianti lamellari, insieme a tutte e due le figlie Enrica e Caterina, quest’ultima partita proprio in queste ore da Grosseto per raggiungere padre e sorella in Florida.

Guru della cornea

Sarnicola - fondatore (nel 2001) e presidente della Sicsso, società italiana della Cornea, cellule staminali e della Superficie oculare - ha condotto negli anni molte missioni umanitarie in paesi del terzo mondo, operando in Bolivia ed Ecuador nei primi anni Duemila. Dalla sua fondazione, l’associazione si dedica alla formazione di medici oculisti di tutto il mondo, promuovendo l’apprendimento delle tecniche di trapianto lamellare, che rappresentano una delle più importanti innovazioni nel campo dell’oculistica, riconosciute a livello mondiale.

Primo in Italia

Per primo in Italia, e fra i primi al mondo, Sarnicola ha introdotto i trapianti lamellari partendo dal presupposto che la cornea non è un “monolite”. «La cornea – ha spiegato già in passato il professore al Tirreno – è fisiopatologicamente composta da tre diversi strati, ognuno dei quali si ammala autonomamente. La superficie, lo stroma (intermedio) e l’endotelio. Molto spesso le malattie che interessano uno strato non interessano gli altri. Aver capito questo, fin dagli ultimi anni dello scorso secolo, ha consentito l’arrivo dei trapianti lamellari. Non più i trapianti a tutto spessore ma la sostituzione del solo strato malato. I trapianti lamellari hanno ridotto considerevolmente le complicanze intra e postoperatorie, rendendo i trapianti più sicuri e con sopravvivenza dei tessuti innestati decisamente allungati e molto spesso per sempre». 


 

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