Il Tirreno

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Il ritratto

La morte di Andrea Paci, l’infermiere dj che ha fatto ballare tutta la Versilia – Fissati i funerali

di Simone Pierotti

	Andrea Paci
Andrea Paci

Viareggino doc, era tra i fondatori dei Carnevalari e del Festival di Burlamacco. Profondo il suo impegno nel volontariato: il ritratto di un grande personaggio

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VIAREGGIO. «Incredibile». Il dj Andrea Paci lo ripeteva sempre, dalla sua consolle a bordo dei carri che entravano in piazza Mazzini o dal suo palco al Carnevaldarsena, in fondo alla via Coppino. Incredibile, come quello che stiamo per scrivervi, ancora increduli: Andrea Paci non c’è più.

Un male raro e aggressivo ce lo porta via a soli 43 anni. Lo porta via prima di tutto a Silvia, la sua straordinaria compagna, e a Viola, la sua dolcissima figlia. E lo porta via a una città che piange con amarezza e dispiacere sinceri un ragazzo generoso, che ha fatto sì ballare migliaia di persone di ogni età, ma che è stato soprattutto impegnato nel sociale. Oltre alla compagnia e alla figlia lascia anche la sorella Alessandra e il fratello Remo.

I funerali, curati dalla Misericordia di Viareggio a cui si è affiancata la Croce Verde, che in memoria di Andrea ha subito offerto la propria collaborazione, si terranno domattina, sabato 15 novembre, alle 11 alla chiesa della Migliarina. Un’ultima occasione, per la città che tanto amava e che tanto l’ha amato, per stringersi in un abbraccio intorno alla sua famiglia.

Nato poche settimane dopo il trionfo dell’Italia di Bearzot e Paolo Rossi ai Mondiali di Spagna del 1982 – tifosissimo della Juventus, era un portiere perfettamente a suo agio tra i pali, specie a calcetto – Andrea è stato prima di tutto il dj delle serate più divertenti per generazioni di viareggini: aveva iniziato per caso smanettando sul mixer della carretta del liceo scientifico a Carnevale, ad appena sedici anni. Da lì la gavetta, l’apprendistato a fianco dei dj storici, fino al grande salto alla vecchia Agorà di Lido di Camaiore: erano le calde notti della Versilia by night, degli schiuma party, della “lista Venere”, del Croda, delle serate alle piscine da Oliviero. E poi, ovviamente il Carnevale. Vissuto tra giorno e notte, tra carri in concorso e feste rionali.

Un carnevalaro vero, con la “C” minuscola e maiuscola al tempo stesso: assieme ad altri amici aveva fatto nascere nel 2005 il movimento dei Carnevalari – leggenda narra che l’idea sia venuta proprio a lui e ad Alessandro Summonti, attuale vicepresidente del Carnevaldarsena, fuori dalla Capannina di via Marco Polo dopo un veglione – e il Festival di Burlamacco, di cui è stato conduttore per diciotto edizioni consecutive, due anni dopo.

Non basterebbe un libro a racchiudere la sua vita, figuriamoci un articolo di giornale. Ma ci proviamo, perché Andrea se lo merita: solare, gioioso, istrionico, sempre disponibile, un animale da palcoscenico con i perfetti tempi comici, un papà premuroso e presente nonostante gli innumerevoli impegni di lavoro. Lo conoscevano tutti: non esiste viareggino che non abbia un aneddoto da raccontare che lo riguarda. E sarebbe riduttivo ricordarlo soltanto per il Carnevale o per le serate nelle discoteche della Versilia e della Toscana. O per aver messo i dischi a un matrimonio, quello degli amici di una vita ma anche – aneddoto che non tutti sanno – di Jérôme Valcke, all’epoca plenipotenziario segretario generale della Fifa.

Andrea è sempre andato (giustamente) orgoglioso di alcune collaborazioni con cantanti, ma cantanti veri, come Jennifer Lopez o Vasco Rossi: fu la Emi a contattarlo nel 2009 per remixare “Colpa del whisky”, un brano del rocker di Zocca uscito l’anno prima con l’album “Il mondo che vorrei”.

Già, Il mondo che vorrei. Come l’associazione che riunisce i famigliari delle vittime della strage di Viareggio di quello stesso anno. E qui veniamo all’altro Andrea. Al soccorritore, autista e infermiere al servizio della Croce Verde prima e della Misericordia poi, in prima linea tanto nei giorni successivi al disastro ferroviario – si ripresentò a casa dopo una settimana – quanto nei mesi bui della pandemia da Covid. All’Andrea impegnato nel sociale, che ha lavorato pure come assistente degli insegnanti di sostegno e che era consigliere dell’Associazione italiana persone Down. All’Andrea che il 24 dicembre si vestiva da Babbo Natale e andava a regalare un sorriso ai bambini ricoverati, o che voleva partire per la striscia di Gaza, lui che era anche infermiere militare.

Poi, negli ultimi mesi, la scoperta del male che non gli ha lasciato scampo, nonostante tutte le cure provate. Eppure Andrea ha sempre affrontato con il sorriso questo lunghissimo percorso in salita, iniziato con il primo ciclo di chemioterapia all’indomani dell’ultimo corso di Carnevale: la sera prima, dopo la lettura dei verdetti, era stato chiamato di corsa dai vincitori Carlo e Lorenzo Lombardi a mettere “We are the champions” sul loro carro perché nessuno aveva preparato un cd o una chiavetta con la canzone dei Queen. Andrea ha finito laddove aveva iniziato nel 2001, sul carro di Roberto Vannucci dopo aver fatto ballare le maschere dei fratelli Bonetti, dei fratelli Cinquini, di Luca Bertozzi e dei Salmastrosi: è un cerchio che si chiude, ma che si chiude troppo, troppo presto. E mentre noi tutti lo piangiamo, già ci pare di sentirlo che ci dice «Agguanta la maglia», altra sua frase storica.

E allora sì, agguantiamo la maglia, fermiamoci un attimo a riflettere. Cerchiamo di essere attaccati alla vita esattamente come ha fatto lui in questi mesi, continuando a lavorare fin quando gli è stato possibile con grandissima dignità e con uno spirito propositivo. Dando forza, pensate un po’, agli amici che per primi dovevano spronarlo. Ed è forse questa la lezione che lascia a noi che rimaniamo: sorridere sempre, anche davanti alle avversità. Vivere la vita nel miglior modo possibile, circondandoci di persone che ci scaldano il cuore, limitandoci ad arrabbiarci solo quando ne vale davvero la pena, dicendoci che ci vogliamo bene.

E allora, parafrasando il messaggio che mandava sempre per Natale: tanti auguri, tanti baci, viva la vita, viva Andrea Paci.

 

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