Scontro auto-scooter, la svolta dietro allo schianto: «Fu omicidio volontario»
La vittima era insieme alla moglie: a scatenare la follia sarebbe stata una lite poco prima
LIVORNO. Secondo la procura non è stato un incidente, ma un omicidio volontario. Clamorosa svolta quattro mesi dopo la tragedia costata la vita, il primo luglio scorso, al cinquantasettenne livornese Fabio Peluso, un addetto di una cooperativa sociale tamponato da una Fiat Panda all’altezza dell’azienda “Grandi Molini Italiani” di via Leonardo da Vinci, alle porte di Livorno, mentre stava tornando da Tirrenia in scooter insieme alla moglie cinquantatreenne Barbara Iervasi e morto sul colpo.
La clamorosa svolta
La conclusione a cui è giunta la procura, che con il pubblico ministero Massimo Mannucci ha coordinato la lunga attività investigativa della polizia locale, è che l’uomo alla guida dell’auto – il quarantottenne cuoco pisano, residente a Livorno a casa della compagna, Francesco Vannozzi – avrebbe centrato il motorino guidato da Peluso deliberatamente.
Per questo l’originaria contestazione di omicidio stradale, la prassi in questi casi, si è al momento tramutata in omicidio volontario e tentato omicidio (quest’ultima ipotesi di reato per via del ferimento della moglie di Peluso, che di quel drammatico incidente non ricorda nulla).
Chiesti i domiciliari
Vannozzi, difeso dall’avvocata cecinese Caterina Barzi, dopodomani alle 9 sarà ascoltato in tribunale dalla giudice per le indagini preliminari Francesca Mannini. In camera di consiglio, infatti, si terrà l’interrogatorio di garanzia, che potrà decidere di rendere o meno, in quest’ultimo caso avvalendosi della facoltà di non rispondere. La procura, come misura cautelare, per lui ha chiesto gli arresti domiciliari. Il cuoco quarantottenne, che lavora nel ristorante di una struttura ricettiva di Tirrenia, dal momento dell’incidente è sempre rimasto in libertà e al momento non ha alcuna restrizione a suo carico. Quella sera, poco prima delle 22,30, stava tornando dal lavoro e dagli esami di laboratorio effettuati in ospedale a Livorno è risultato positivo all’alcoltest (1,7 grammi per litro nel sangue, quando il limite è 0,5). Per questo gli era stata anche ritirata la patente di guida. Dal sinistro è uscito illeso.
L’incidente
Le immagini dell’incidente, pubblicate sulla cronaca del Tirreno in quei giorni, sono drammatiche. Si vede l’auto di Vannozzi cappottata dopo l’urto e il motorino finito contro un muro a bordo strada, poco più avanti, con i detriti sparsi ovunque lungo la carreggiata. Uno schianto terribile, quello lungo l’arteria nord della città, che non ha lasciato scampo a Peluso, dipendente della cooperativa livornese “San Benedetto” e persona molto conosciuta e stimata. Inizialmente l’ipotesi era che il cuoco quarantottenne, durante un tentativo di sorpasso a velocità sostenuta, avesse colpito per errore il bauletto posteriore del motorino.
Una circostanza plausibile, anche alla luce della nuova ricostruzione, che però adesso include – almeno a giudizio degli inquirenti – la volontarietà della sua azione, l’omicidio. Gravi indizi di colpevolezza quelli che ritiene di aver raccolto l’accusa.
Le indagini
La polizia locale non ha trascurato niente negli ultimi mesi, lavorando a più non posso per comprendere la dinamica di quello che non sembra più a questo punto essere un incidente stradale, ma un atto deliberato forse pochi minuti prima, durante la lite stradale avvenuta nel percorso fra Tirrenia e Livorno, e i cui motivi non possono giocoforza essere ancora chiari.
Fin dai primi istanti dopo la tragedia, come sempre accade in queste circostanze, sono stati ascoltati i testimoni, le cui parole sono state incrociate con le risultanze dei rilievi svolti sul posto nell’immediatezza dei fatti dagli agenti della municipale.
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