La tragedia
Regionali Toscana, Tomasi (Fdi): «Sono io il candidato e l’anti-Giani da almeno un anno»
Il sindaco di Pistoia a Eliopoli con Conti (Pisa) e Pardini (Lucca): «Stavolta possiamo vincere anche in Toscana»
CALAMBRONE (PISA). Non importa se l’investitura ufficiale dei partiti non è ancora arrivata. «Il candidato governatore del centrodestra sono io ed è così da almeno un anno, praticamente da quando ho iniziato la campagna elettorale girando tutta la Toscana», dice Alessandro Tomasi, Fdi, sindaco di Pistoia e, ormai da circa dodici mesi, “anti-Giani” nemmeno troppo in pectore. «Quando sarò ufficializzato? Non dovete chiederlo a me, ma a Tajani, Salvini, Meloni e Lupi», spiega glissando, non senza un po’di fastidio. E poi ripete il mantra: «Nella sostanza, comunque, non cambia nulla perché il candidato sono io».
Parla dal palco di Eliopoli, a Calambrone (Pisa) e insieme a lui, ci sono anche il sindaco di Pisa Michele Conti e quello di Lucca Mario Pardini, intervistati da Massimo Marini e dal caposervizio del Tirreno di Pisa Luca Cinotti. Praticamente quasi la metà dei primi cittadini di centrodestra che guidano un capoluogo di provincia della Toscana (in tutto sono 7 su 10). Nemmeno loro hanno dubbi: «Se sostengo Tomasi? Assolutamente sì, ma conta di più far sapere che è appoggiato da tutto il centro-destra, incluse le liste civiche», garantisce il primo cittadino di Pisa, Conti. «A Pistoia, dove non avevamo mai governato, ha vinto due volte: perché non potrebbe fare lo stesso anche in Toscana? Io ci credo», aggiunge il sindaco di Lucca Pardini. Prematuro dire se a destra stia nascendo una corrente trasversale, guidata dagli “uomini del fare”, ossia dagli amministratori che, in questi anni, hanno conquistato tantissimi comuni della Toscana.
Conti, che quest’anno non ha rinnovato la tessera della Lega, è quasi sibillino: «Ripeto, Tomasi è il nostro candidato, non ci sono proprio dubbi: i partiti hanno bisogno di seguire le loro liturgie e alchimie, non succede solo nel centro-destra», sorride sarcastico alludendo ai traccheggiamenti che ci sono pure sull’altra sponda per investire ufficialmente il presidente uscente Eugenio Giani. Da cui Tomasi si smarca subito: «Sicuramente proporranno lui, ma di fatto è un candidato commissariato dalla segretaria nazionale del Pd – dice -: con me una cosa del genere non è mai accaduta da sindaco e non succederà nemmeno quando sarò presidente della Regione».
Stavolta ci credono davvero nel centrodestra: dopo cinquant’anni sono convinti di poter strappare l’ormai ex regione rossa alla sinistra. Tomasi non ha dubbi: «Non mi candido certo per fare il consigliere, corro per vincere e per diventare governatore e sono sicuro che ce la possiamo fare». La pensa allo stesso Conti: «La Toscana ha davvero bisogno di voltare pagina e Alessandro (Tomasi, nda) può essere davvero il presidente del cambiamento: impossibile? Lo dicevano anche di Pistoia e Pisa e, invece, governiamo da due mandati, una cosa quasi inimmaginabile solo nel 2012». Insomma si può vincere anche in Toscana. Scommettendo sul civismo, pure a livello regionale. I sindaci ne sono convinti: «Può essere fondamentale», dice senza mezzi termini Pardini che, da civico e indipendente sostenuto da tutto il centrodestra, è diventato sindaco di Lucca. «Sono convinto che sia uno strumento molto importante», aggiunge Conti le cui liste civiche sono state l’ago della bilancia alle ultime amministrative di Pisa. «Per un motivo semplice – aggiunge il primo cittadino pisano -: oggi l’astensione è altissima dato che vota al massimo il 50% degli aventi diritto e le liste civiche possono essere lo strumento per riavvicinare alla partecipazione politica soggetti del mondo delle professioni che si sono allontanati perché non si riconoscono più nei partiti. In Toscana questo fenomeno è ancora più forte che altrove».
Tomasi, invece, preferisce guardare a ciò di cui ha bisogno la Toscana. Prima di tutto punta l’indice sul gap infrastrutturale e parte da una ferita aperta: «La Fi-Pi-Li doveva essere una delle priorità del mandato che si chiuderà ad ottobre e, invece, siamo sempre al punto di partenza: Toscana Strade, la società che avrebbe dovuto gestire la riqualificazione, non è ancora nata e intanto si parla di pedaggio». Sul punto, il candidato in pectore del centrodestra è netto: «Sono contrario perché le risorse ci sono, a patto di non disperderle: il Governo ha destinato alla Toscana 600 milioni per le infrastrutture». Glissa, invece, sul nodo aeroporti. Ruggisce dicendo che «la questione è un nodo irrisolto da almeno quattro campagne elettorali e il risultato è che oggi il vero aeroporto della Toscana è quello di Bologna». Quando, però, gli chiedono delle possibili soluzioni si limita a sottolineare che «il “Galilei” di Pisa e il “Vespucci” di Firenze possono convivere».
Attacca di nuovo sulla sanità: «Come si fa a dire che mancano le risorse se in Toscana spendiamo 8, 1 miliardi l’anno? – tuona -. La verità è che ci sono sprechi enormi e che la riforma delle tre “mega-asl” si è rivelata un fallimento dato che le aziende sanitarie sono meno efficienti e più costose di prima». Per Tomasi ci vogliono più politica e un ruolo maggiore dei primi cittadini: «Le direzioni generali sono troppo lontane dai pazienti, bisogna che la politica sanitaria sia decisa dalle conferenze zonali dei sindaci».