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Marmoris, l’abbraccio del marmo di Carrara all’olio della Lunigiana

Marmoris, l’abbraccio  del marmo di Carrara all’olio della Lunigiana

«Nasce così l’idea di Marmoris, il nostro blend di Leccino e Frantoio contenuto in una bottiglia a tiratura limitata ispirata ai blocchi di bianco di Carrara e destinata a fare il giro del mondo» spiega Adriano Petacchi, quarta generazione di imprenditori lunigianesi 

03 febbraio 2023
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È nelle terre di confine che le differenze si incontrano, finendo per creare qualcosa di nuovo. E a Caniparola di Fosdinovo, crocevia fra Luni, Carrara e Sarzana, dove la Toscana lambisce la Liguria, un produttore di olio ha deciso di abbinare due cultivar tipiche delle due regioni, mettendo insieme altrettante eccellenze che rendono nota Carrara in tutto il mondo: marmo ed extravergine d’oliva.

«Nasce così l’idea di Marmoris, il nostro blend di Leccino e Frantoio contenuto in una bottiglia a tiratura limitata ispirata ai blocchi di bianco di Carrara e destinata a fare il giro del mondo» spiega Adriano Petacchi, quarta generazione di imprenditori lunigianesi che con il bisnonno Pietro avviarono l’odierno Frantoio Moro. «Marmoris – prosegue – in latino significa di marmo. Gli antichi Romani furono i primi ad apprezzare lo straordinario prodotto estratto dalle cave di Carrara, lo stesso popolo che fece dell’olio d’oliva un\a cultura. È questo un connubio giunto fino a noi da oltre duemila anni».

Tutto parte infatti dalla volontà di valorizzare un territorio in cui le olivete guardano alle cave, e insieme si fanno ambasciatrici.

«Clienti stranieri, ristoratori e importatori venendo a trovarci in Lunigiana chiedono da sempre qualcosa di particolare, di identificativo del territorio. Una bottiglia esclusiva – aggiunge Petacchi – Così, ripartendo da una conca in cui avevo piantato un olivo, in collaborazione con Atelier la Goccia e Arco Arte Studio, è stata scolpita a subbia la matrice per la realizzazione della bottiglia in ceramica alimentare».

A causa della composizione e porosità, il marmo non sarebbe infatti un contenitore indicato, perché interferirebbe con le caratteristiche organolettiche dell’olio.

Gli elementi a cui bisogna guardare per la conservazione ottimale sono temperatura, ossigenazione, luce e appunto il tipo di contenitore. Nel marmo un tempo si inseriva olio, sì, ma lampante, impiegato per illuminare stanze e percorsi notturni al monte. Ma questa particolare lavorazione a mano della ceramica, ne riproduce le fattezze.

«Ogni bottiglia è un pezzo unico in cui, grazie all’inserimento dell’azoto, vengono conservate al meglio le proprietà di questo oro verde franto a freddo, dalle delicate note liguri del Leccino e le più intense toscane del Frantoio», spiega ancora Petacchi.

Sono solo 250 i pezzi in cui al prezzo di 190 euro viene sigillato Marmoris, un fruttato con sentori di erba, cicoria, pepe verde, mandorla e agrumi dal finale che ricorda il carciofo.

L’equilibrio pressoché perfetto fra piccante e amaro lo rende idoneo a qualsiasi pietanza. Resta prioritario l’abbinamento a ricette calde come zuppe e carni, ma anche a crostacei e pesci saporiti come la palamita.

Dopodiché, finito il contenuto, l’opera d’arte che nell’intento ha di fare da custode a un territorio come la Lunigiana potrà essere conservata a ricordo di questo lembo estremo di Toscana in cui Frantoio Moro affonda le radici, una realtà che produce anche farine macinate a pietra. l

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