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Prato, un commento sui social, poi la spedizione punitiva: ragazzo pestato davanti alla scuola – Un video incastra il branco

di Mario Neri

	Due momenti dell'aggressione
Due momenti dell'aggressione

Il ragazzo, minorenne, è stato ricoverato all’ospedale Santo Stefano di Prato: dovrà operarsi. Tutto sarebbe partito da un commento su una ragazza

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PRATO. Un commento sotto una foto, una frase fraintesa o non gradita. Poi i messaggi che rimbalzano su un gruppo WhatsApp, la chiamata, l’appuntamento, la furia.

La violenza davanti alla scuola

Lunedì pomeriggio, in via Reggiana a Prato, nei pressi del polo scolastico, la rabbia ha preso il volto di cinque ragazzi, tutti minori, che hanno accerchiato e picchiato un loro coetaneo e connazionale, studente di origine cinese. Calci, pugni, ginocchiate. Il ragazzo è finito a terra, ha provato a ripararsi il volto con le mani, ma il branco ha continuato a colpire. Solo l’intervento di due adulti ha evitato il peggio.

Il video

Il video – girato da una passante e ora nelle mani della polizia – mostra tutto: la violenza cieca, la fuga dei cinque aggressori, il corpo del giovane immobile sull’asfalto. Le immagini, rimbalzate tra chat e profili social, hanno scosso la città.

Poteva essere un altro caso Willy

Il ragazzo, minorenne, è stato ricoverato all’ospedale Santo Stefano di Prato: fratture al naso e a uno zigomo, dovrà subire almeno un intervento chirurgico, forse due. «Per la violenza con cui il gruppo ha aggredito il giovane, poteva finire come un altro caso Willy Monteiro Duarte”, dice l’avvocato Paolo Tresca, che la famiglia ha incaricato di seguire il caso e  lunedì, in questura, dove verrà sentito il giovane aggredito, produrrà una memoria. O poteva finire come andò a Niccolò Ciatti. Perché il grado di violenza non può essere liquidato come una rissa tra adolescenti. Qui c’è un’aggressione organizzata, una spedizione punitiva

Un commento a una foto

Secondo il racconto della vittima, tutto sarebbe nato da un commento a una foto pubblicata su un social cinese da una ragazza, anche lei cinese, che avrebbe reagito sentendosi offesa. La giovane, stando alla versione del pestato, avrebbe creato un gruppo su WhatsApp e istigato cinque connazionali a «dare una lezione» al compagno convincendoli che lui «sparlasse» di loro. Un piano studiato in poche ore e messo in atto con una violenza sorprendente.

Le indagini

Il ragazzo nega di aver insultato o deriso nessuno. Lunedì sarà sentito dagli investigatori della squadra mobile, accompagnato dall’avvocato. Intanto gli agenti stanno raccogliendo testimonianze e acquisendo le immagini delle telecamere della scuola e della zona. Si lavora per dare un nome e un volto ai componenti del gruppo.

Fuori dal polo scolastico, venerdì mattina, la Lega ha organizzato un flash mob contro la violenza e il bullismo. Alcuni studenti si sono fermati a guardare, altri hanno continuato a passare senza voltarsi. Ma dentro le aule, tra i corridoi e le chat, il video del pestaggio continua a girare.

In ospedale, il giovane aggredito aspetta di essere operato. La faccia gonfia, gli ematomi ancora lividi, il silenzio di chi non trova le parole. La madre parla poco, il padre si muove tra il letto e i corridoi con lo sguardo basso.

Un pestaggio nato da un like, cresciuto in una chat, esploso sulla strada. È la cronaca di una violenza che attraversa la rete e diventa reale, che brucia in pochi minuti e lascia dietro di sé ossa rotte, paura e un’altra storia di adolescenti senza misura.

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