Il Tirreno

Prato

La vertenza

Contratto industriale al Panificio Toscano: i lavoratori e il Si Cobas lo chiedevano da 4 anni

di Paolo Nencioni

	La conferenza stampa nella sede del Si Cobas
La conferenza stampa nella sede del Si Cobas

Finora la società (oltre cento dipendenti) aveva pagato lo stipendio degli artigiani. Un confronto duro fatto di scioperi, picchetti, sgomberi forzati e decine di denunce

05 febbraio 2023
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PRATO. Dal 1° gennaio il Panificio Toscano di via Vannucchi, nel Macrolotto 2, applica ai propri dipendenti il contratto nazionale di lavoro dei panifici industriali. Detta così, sembra una questione prettamente interna all’azienda della famiglia Nocentini. In realtà è l’esito di una vertenza sindacale iniziata più di quattro anni fa dal Si Cobas e che nel tempo ha riempito pagine e pagine di giornale: una ventina di scioperi, picchetti davanti ai cancelli, sgomberi delle forze dell’ordine, quattro lavoratori fermati e una cinquantina denunciati, oltre 50 misure cautelari chieste nei confronti di 38 manifestanti (tutte respinte dal giudice per le indagini preliminari). Insomma, forse la madre di tutte le vertenze recenti, certamente la prima a portare alla ribalta delle cronache l’azione di una sigla, il Si Cobas, che in questi anni ha cambiato il modo di fare sindacato nel distretto industriale pratese.

Ieri Sarah Caudiero e Luca Toscano, di Si Cobas, hanno riassunto la vicenda a beneficio dei cronisti. Dicono di aver appreso dell’applicazione del nuovo contratto dalla memoria difensiva presentata dall’azienda al giudice del lavoro di Firenze (dove c’è la sede legale della società) davanti al quale pende una causa intentata dal sindacato per l’applicazione del contratto, appunto, ma anche per le differenze di salario maturate negli anni. Tra il contratto dei panifici artigianali, applicato finora, e quello dei panifici industriali balla infatti una differenza compresa tra i 150 e i 300 euro al mese. «Che il Panificio Toscano fosse una realtà industriale era abbastanza chiaro fin da subito – commenta Luca Toscano – Bastava passarci davanti». Oltre cento dipendenti, che arrivano a 140 nei picchi stagionali, in un capannone che non assomiglia affatto al “forno con annessa bottega” di cui parlava il contratto nazionale degli artigiani. Nel marzo dell’anno scorso il contratto dei panifici industriali è stato rinnovato e ha eliminato la discrezionalità grazie alla quale l’azienda di via Vannucchi finora aveva applicato il contratto artigianale, col consenso dei sindacati confederali. Ora gli stessi confederali stanno trattando col Panificio sull’inquadramento delle maestranze. «E bisognerà evitare il gioco delle tre carte – dice ancora Toscano – Cioè ti applico il contratto industriale ma coi livelli di inquadramento si resta su retribuzioni basse. Per noi questa è una vittoria importantissima. In tanti ci hanno accusato di mettere a rischio posti di lavoro. Evidentemente così non era. È stato una battaglia lunga, che è costata, ci sono più di cento lettere di procedimenti disciplinari per i nostri iscritti, che sono una ventina».

«La battaglia e le rivendicazioni sindacali – ricorda una nota del Si Cobas – avevano già visto il riconoscimento delle ragioni dei lavoratori con due verbali dell'Ispettorato del lavoro del settembre e del dicembre del 2019. L'azienda aveva deciso di ignorare le indicazioni, e la battaglia si è quindi spostata anche nelle aule del Tribunale del lavoro di Firenze con ricorsi presentati dai lavoratori per rivendicare l'applicazione del corretto contratto nazionale, giusti livelli di inquadramento e gli arretrati dovuti».

Ma l’azienda ha giocato d’anticipo e i frutti, per i lavoratori, si cominceranno a vedere dal prossimo stipendio. Già quattro anni fa il Si Cobas aveva ottenuto l’assunzione diretta dei lavoratori dalle cooperative che facevano capo al Panificio e l’abbandono del contratto multiservizi, il più penalizzata dal punto di vista retributivo. 

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