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Pistoia, sospesa la vendita giudiziaria della “Bruschi Sandro vivai”

di Massimo Donati
Pistoia, sospesa la vendita giudiziaria della “Bruschi Sandro vivai”

Accolta l’istanza dei legali dopo l’annullamento del fallimento. Si attende una nuova sentenza

01 febbraio 2023
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PISTOIA. Il giorno fissato per l’apertura delle buste con le offerte, nello studio dei curatori fallimentari, era quello di ieri, ma le decine di creditori interessati dovranno aspettare ancora un bel po’ prima di conoscere il proprio destino. Il tribunale di Pistoia ha infatti sospeso l’asta bandita per la vendita della “Bruschi Sandro vivai”, alla luce della sentenza della corte di Cassazione che, la scorsa settimana, ha annullato il fallimento dell’azienda di Badia a Pacciana, rinviando il caso alla corte d’Appello di Firenze. La cui nuova decisione dovrebbe arrivare non prima della fine di quest’anno.
Fatto sta che il giudice Sergio Garofalo – per scongiurare le conseguenze di un’eventuale, quanto probabile, alla luce delle giurisprudenza, conferma dell’annullamento del fallimento a vendita ormai avvenuta – ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati della Bruschi, sospendendo la procedura. «Dal momento che questo non comporterà alcun danno per i creditori, in quanto il patrimonio resterà lì a disposizione» spiega l’avvocato Marco Baldassarri.

Prima della fissazione della data di ieri, sul tavolo dei curatori c’era già una proposta di acquisto irrevocabile per 5,8 milioni di euro da parte della Giorgio Tesi vivai. Che si era già fatta avanti nel novembre 2020, con una offerta lievemente inferiore (5,6 milioni): ma l’atto di vendita, allora, venne impugnato. Nel caso che il fallimento non dovesse essere annullato, chi volesse aggiudicarsi terreni, serre e immobili della Bruschi dovrebbe superare l’offerta della Giorgio Tesi, azienda che, tra l’altro, dall’ottobre del 2016 ha ottenuto l’affitto del ramo d’azienda “Bruschi Sandro Vivai”, dopo essersi accollata i circa quaranta dipendenti di quest’ultima. Contratto scaduto il 31 gennaio 2022 ma di fatto “prorogato”: da allora la Giorgio Tesi occupa le proprietà Bruschi pagando un’indennità annuale alla curatela fallimentare di 220mila euro in quattro rate trimestrali.

L’accordo è che l’occupazione terminerà il 31 agosto 2023 ma, alla luce delle ultime novità giudiziarie, è assai probabile che venga rinnovato.

Se ieri l’offerta vincente fosse stata, come prevedibile, quella della Giorgio Tesi, quest’ultima avrebbe cambiato semplicemente status, da occupante a proprietaria. In ogni caso sarebbe stato per lo meno un elemento di certezza per le decine di piccole aziende vivaistiche che con la Bruschi vivai vantavano dei crediti ma che finora sono rimasti ai margini della procedura fallimentare. In passato si è parlato di 9 milioni di euro non riscossi, soldi che i piccoli creditori speravano di poter almeno in parte riavere con la vendita.

Vendita che riguardava entrambi i rami di azienda della Bruschi: il comparto pistoiese, che raggruppa le sedi di via Pieve a Celle (località Orso, dove si trova anche un agriturismo), via Capanne Vecchie, via Sant’Alessio (tutti terreni per vivai, serre ed edifici legati all’attività vivaistica), ma anche via Corticella a Quarrata e via Ponte Stella a Serravalle; e quello cosiddetto di Migliarino Pisano, nel comune di San Giuliano Terme, con vivai e fabbricati.

Adesso però è stato tutto stravolto dalla sentenza della Cassazione arrivata martedì della scorsa settimana, che ha ritenuto la Bruschi Sandro vivai una semplice attività agricola, affiancata sì da un’attività commerciale per la vendita delle piante ma non prevalente rispetto a quella principale della produzione: e come tale, quindi, non soggetta, in base alla legge, al fallimento.

Un principio questo più volte affermato dalla suprema corte e che perciò ha annullato la sentenza di fallimento. Come detto, si tratta di un annullamento non definitivo, bensì con rinvio alla Corte d’appello di Firenze, che dovrà di nuovo esaminare il caso e prendere una nuova decisione tenendo conto dei rilievi della Cassazione. Qualora i giudici fiorentini dovessero fare proprie le motivazioni di quest’ultima, ciò avrebbe importanti ripercussioni non solo sul procedimento civile ma anche sul procedimento penale per bancarotta fraudolenta che vede sotto processo Sandro Bruschi assieme ad altri tre imputati, oltre a una decina di parti civili.

Il fallimento era stato decretato il 10 ottobre 2018 dal tribunale collegiale di Pistoia, dopo che, un mese prima, la Corte d’Appello di Firenze aveva accolto l’istanza di una decina di creditori che avevano presentato ricorso contro il no al fallimento arrivato l’anno precedente da parte dei giudici pistoiesi. 

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