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Polizia a Livorno: «Agenti sotto organico sopperiscono ai bisogni in Friuli»

Due volanti della polizia di Stato (foto d'archivio)
Due volanti della polizia di Stato (foto d'archivio)

Il sindacato Siulp: «Notevole dispersione di risorse umane ed economiche. Se siamo nella “top ten” delle province meno sicure d’Italia, perché si inviano quattro poliziotti a lavorare nelle altre regioni ogni 15 giorni?»

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LIVORNO. Una «dispersione di risorse umane, sottratte anche dalla questura di Livorno ogni 15 giorni, ed economiche (spese di viaggio, di vitto e alloggio, ma di indennità supplementari che raggiungono cifre impattanti), per attività che al netto di algide statistiche piegate alla logica dell’apparenza, una più sensata gestione imporrebbe di evitare». A scriverlo il sindacato di polizia Siulp, con la segretaria provinciale Angela Bona, la quale spiega che «anche Livorno, che già soffre una cronicizzata e sempre più preoccupante contrazione dell’organico, è chiamata a contribuire a questo tipo di servizio. E questo a tacere delle condizioni di lavoro del personale, che a noi in fondo è quel che più preoccupa».

Nodo al pettine l’impiego degli agenti ai varchi di frontiera in Friuli, Gorizia e Trieste in particolare, rafforzati per volontà del Governo. «I dati ufficiali diffusi dal ministero dell’Interno parlano, per la sola provincia di Gorizia – spiega Bona – di oltre 400mila veicoli controllati e 190 arresti legati all’immigrazione clandestina, con circa 1.500 persone respinte. Un sintomo evidente della diligenza e dello scrupolo con cui i nostri colleghi lavorano. Benissimo. Ma è la fedele ricostruzione della realtà? La verifica sul campo dice altro. Le misure sono volte a contrastare l’immigrazione clandestina, il traffico di esseri umani e le minacce di terrorismo attraverso il confine italo-sloveno. Giusto a parole. Resta infatti da capire perché si controllino le “strade principali” lasciando non presidiati gli altri percorsi di collegamento transfrontaliero che, non a caso, sono quelle più battute dai cosiddetti “passeur”. La metafora più pertinente pare essere quella che si cerca di fermare il vento con le mani. E spesso chi viene respinto ai posti di controllo ripiega sulle più scomode, ma anche impossibili da controllare, mulattiere, riuscendo comunque ad arrivare in Italia».

«Quando fu deciso che andava rafforzata la frontiera nord-est – prosegue il sindacato – per Gorizia fu pensato di realizzare una postazione adeguata e, al contempo, sicura per i poliziotti che lavoravano, dunque si è proceduto a una riqualificazione di una porzione di carreggiata e per garantire protezioni adeguate sono stati forniti una decina di cartelli da poggiare sul manto autostradale. Dovendo ripristinare i siti doganali da tempo dismessi, si è pensato di fornire energia con un generatore a gasolio acceso per 24 ore, a gruppi elettrogeni collegati fra loro. E per i bisogni fisiologici di chi rimane per sei ore a vigilare? Niente paura, fu detto a chi ebbe lo scrupolo di segnalare la criticità. Problema risolto con un bagno chimico che fa bella vista a fianco del container. Ma nessuno pare aver pensato che anche il personale femminile contribuisce a questi servizi. Modo curioso di promuovere la parità di genere. E le temperature estreme che vanno dai 40 in piena estate ai -5 nei mesi freddi – prosegue Bona – devono essere probabilmente considerate come un momento di recupero della perduta resilienza. Un omaggio a chi dice che dobbiamo prepararci, mentalmente e fisicamente, a scenari bellici prossimi venturi».

«Non pare, insomma – prosegue Bona – che il livello di premure che il decisore politico ha inteso riservare al personale della polizia di Stato sia all’altezza delle aspettative minime. Personale di cui si celebra a reti unificate lo spirito di sacrificio e la dedizione, salvo poi marginalizzare il tema del disagio a cui lo si sottopone. Non che dal versante opposto si avverta maggiore sensibilità, posto che la polemica viene concentrata sui risultati dell’agenda “law and order”, ignorando come è costretto a lavorare chi la pratica. Nessuno pare volersi schierare concretamente dalla parte dei poliziotti. Non resta che sperare che per le festività imminenti qualcuno indossi virtualmente i panni del Babbo Natale di turno e regali ai poliziotti un trattamento più conforme allo spirito del tempo. Ringraziamo – conclude il sindacato – la segreteria regionale Siulp del Friuli per il supporto. Mai perdere la speranza in un domani migliore, anche se non pare ci siano prospettive liete. Se Livorno è nella “top ten” delle province meno sicure d’Italia, perché si inviano quattro poliziotti a lavorare nelle altre regioni ogni 15 giorni?».

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