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Mia Diop, la nomina in Regione spacca il Pd a Livorno: «Nome calato dall’alto, noi sappiamo chi l’ha voluta» – Tutti i retroscena

di Luca Balestri

	Eugenio Giani e Mia Diop
Eugenio Giani e Mia Diop

Al di là dei pubblici auguri di rito di buon lavoro, quando Il Tirreno fa squillare il cellulare degli esponenti dem, ecco che la reale interpretazione che i democratici danno dell’inaspettata nomina viene a galla. E chi in pubblico si è presentato, simbolicamente, con una rosa da porgere come dono alla nuova vicepresidente, in anonimo mostra le spine del fiore

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LIVORNO. Pd: più che Partito democratico in questo momento sembra l’acronimo di Partito Dilaniato. All’indomani della nomina a vicepresidente della Regione Toscana della dem livornese Mia Diop, nel “partitone” c’è chi beve un amaro per festeggiare e chi ha l’amaro in bocca. Non da tutti, nel partito, è stata infatti ben digerita la nomina della ventitreenne a numero due della Regione.

Reazioni contrastanti

Al di là dei pubblici auguri di rito di buon lavoro, quando Il Tirreno fa squillare il cellulare degli esponenti dem, ecco che la reale interpretazione che i democratici danno dell’inaspettata nomina viene a galla. E chi in pubblico si è presentato, simbolicamente, con una rosa da porgere come dono alla nuova vicepresidente, in anonimo mostra le spine del fiore. Che pungono, e non poco. Tra l’inatteso e l’imprevisto, le correnti tornano a fare aria in casa Pd.

Malumori interni

«Il partito è imploso», il primo commento che raccoglie Il Tirreno. A parlare è uno dei tanti livornesi cittadini del Pd che, come gli altri preferisce rimanere anonimo. «C’è una parte del partito che sicuramente è scontenta - continua -. E chi ancora non si sta palesando in questo senso, sicuramente ce la farà pagare più avanti». L’esponente anonimo è contento per la nomina di Diop, «che riaccende la speranza nei giovani», anche se precisa che «verso Franchi c’è stata una mancanza di rispetto, uno smacco politico e umano. Da parte di Giani, o di chiunque abbia deciso la nomina».

Una scelta non condivisa

Per un altro rappresentante di peso del Pd livornese, «la scelta di Diop è qualcosa che non è maturato su nessun tavolo territoriale, è qualcosa che il territorio non ha spinto - dice -. Se sarà brava a legittimarsi, bene, ma quello della vicepresidente è un percorso nato senza condivisione, da parte di un solo pezzo del partito. Dalle assemblee non era mai uscito il suo nome».

Il percorso politico mancato

Diop, donna forte della segreteria nazionale del Pd Elly Schlein prima a Livorno e ora in Regione, non potrà che rendere conto al partito nella sua interezza. Oltre ogni divisione correntizia. «Il percorso politico che la federazione livornese ha fatto era un altro, e il nome di Diop non c’era». In anonimo sbotta un’altra personalità di spicco del Pd cittadino. Per Livorno pare essere stata una vittoria di Pirro, quella che ha visto l’ascesa di Diop in giunta.

Il caso Franchi

Il percorso da seguire, per tanti, era un altro. È per questo che si era puntato, per la giunta, sul nome del segretario federale del Pd livornese, che oggi siede in Consiglio regionale, Alessandro Franchi. «Il percorso di Alessandro era un percorso importante, e quanto uscito dalla direzione territoriale, con la presa di posizione di segretari, sindaci Pd, di alcune categorie economiche, era un percorso in cui non era emerso solo Alessandro come figura politica, ma era emerso in quanto incarnava un percorso politico - è il ragionamento -. Saltato il percorso unitario, ora c’è una serie di interrogativi da affrontare. Bisognerà capire chi ha imposto cosa. Per la nomina di Diop si è parlato di jolly, ma a me pare una nomina posta dall’alto. Se è così, significa che i territori non contano nel dibattito».

Il ruolo dei territori

In casa dem dunque ci si chiede a cosa può servire avere una rappresentante in giunta, «se non è espressione del territorio? - continuano altri dem -. Il partito tutto ne esce sconfitto. La nomina di Diop è un’azione che un gruppetto di pochi ha fatto valere a Firenze e Roma. Sicuramente c’è anche Gazzetti di mezzo».

Il nome di Gazzetti

Il nome dell’ormai ex consigliere regionale, Francesco Gazzetti, è il più chiacchierato nel partito. Diop, d’altronde, è stata anche sua assistente in Consiglio regionale. «Hanno messo Diop in giunta perché l’ha voluto Gazzetti», l’unico, lapidario, commento di un altro esponente, che avrebbe visto meglio Franchi che Diop in giunta.

Difese e sostegni a Diop

Ma c’è anche chi difende Mia. «Avere la vicepresidenza per Livorno è una cosa politica gigantesca – afferma un altro dem di punta –. Mi sembra un delirio dire che non siamo contenti di Diop alla vicepresidenza».

Le voci ufficiali

Esce invece allo scoperto il capogruppo Pd in Consiglio comunale Piero Tomei, a favore di Diop. «Una splendida affermazione per Livorno, per il Partito Democratico e per tutti quei giovani che troppo spesso vengono evocati nelle discussioni senza essere davvero messi nelle condizioni di diventare protagonisti - afferma Tomei -. La nomina di Mia Diop alla Vicepresidenza della Regione Toscana rappresenta non solo un meritato riconoscimento per il suo impegno, ma anche un forte segnale di rinnovamento e speranza. È la dimostrazione che partecipare con passione e competenza alla vita pubblica può portare risultati concreti e aprire la strada a una nuova generazione di amministratori e amministratrici. Da capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale a Livorno, e avendo avuto il privilegio di sedere a fianco di Mia e di altri giovani consiglieri in questo inizio di consiliatura e di lavoro amministrativo, vivo questa elezione con grande orgoglio e profonda emozione».

Altri complimenti

Anche il consigliere Giorgio Pacini si complimenta con la vicepresidente. «La nomina di Mia Diop a Vicepresidente della Regione Toscana è non solo una soddisfazione immensa, ma anche un segnale forte e chiaro verso il protagonismo dei giovani», dice.

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