Livorno, migranti annegati in porto: esposto in procura sulle procedure di rimpatrio
Mentre le ricerche in mare proseguono inviato un documento anche la polizia di frontiera. Usb vuole sapere se i due giovani abbiano chiesto ai poliziotti l’asilo politico
LIVORNO. «È stata loro garantita la possibilità di chiedere asilo? È stato firmato un decreto di respingimento?». Sono queste alcune delle domande che l’Unione sindacale di base livornese e l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione hanno scritto nero su bianco in un documento inviato in procura e alla polizia di frontiera marittima dopo la tragedia dei due migranti scomparsi giovedì 30 ottobre nelle acque del canale fra la calata Bengasi e il varco Zara, quando, eluso il controllo a bordo della nave “Stena Shipper”, dove erano stati affidati al comandante essendo stati sorpresi nascosti in un container, sono usciti dalla cabina dove si trovavano in custodia tuffandosi in mare nella speranza di raggiungere la libertà.
La tragedia e le ricerche
Uno dei due, purtroppo, dagli agenti che stavano tentando in tutti i modi di fermare al telefono con la capitaneria la nave in manovra “Eco Napoli”, in quel momento in transito nel canale di evoluzione verso il terminal Sintermar con un rimorchiatore Neri, è stato visto annegare (non è più risalito) ed è morto, mentre il compagno è stato perso di vista dietro la sagoma del rimorchiatore. In ogni caso, da quel momento, fino a ogni tramonto guardia costiera, vigili del fuoco, piloti e personale dei rimorchiatori stanno dando fondo a tutte le energie per cercare di ritrovarli, ma le condizioni meteo di queste ore non aiutano, anche perché l’acqua è torbida e a causa delle incessanti piogge sul fondale sono stati depositati molti sedimenti e la visibilità è pressoché nulla. Anche il primo novembre, sotto il coordinamento della prefettura, le operazioni sono andate avanti ancora senza esito.
La richiesta
E mentre la polizia di frontiera marittima e la capitaneria stanno indagando per capire come sia possibile che i due – dopo il respingimento e l’affidamento al comandante della “Stena Shipper”, sulla quale avevano viaggiato nascosti in un container – abbiano potuto lasciare la cabina nella quale erano in custodia, tuffandosi in mare per poi annegare, l’Usb e l’Asgi chiedono «alle autorità le motivazioni del mancato accesso al territorio» e «se sia stata loro garantita adeguata informativa legale e la possibilità di manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale». Entrambi, ai poliziotti, hanno dichiarato di essere cittadini marocchini, anche se non si esclude che essendo partiti dal porto di Radès, in Tunisia, in realtà siano tunisini. Hanno all’incirca 20 anni e potrebbero benissimo aver dichiarato identità fasulle, anche perché addosso non avevano alcun documento. Ad accorgersi della loro presenza nel container, una volta sbarcati dalla ro-ro, è stata una guardia giurata che ha notato il sigillo del carico rotto. A quel punto, al varco Zara, la polizia ha verificato la merce, trovando i due ragazzi che dopo qualche ora sono stati rimandati sulla nave. La normativa, in questo caso, prevede questa possibilità: la polmare ha considerato quanto accaduto una falla nel sistema di security di bordo, con il comandante che avrebbe quindi dovuto assumersi la responsabilità del rientro in Africa dei due giovani.
L’appello
L’Usb e l’Asgi chiedono inoltre «se ai due sia stato notificato un provvedimento di respingimento verso Radès, dove la nave cargo era diretta dopo una sosta a Genova. Sono tante, troppe, le circostanze che devono essere chiarite, anche per quanto riguarda le operazioni di ricerca – si legge ancora nella nota –. Quello che sappiamo con certezza, attraverso testimonianze dirette dei lavoratori portuali, è che i due ragazzi sono scesi dalla nave battente bandiera danese restando per ore a terra vicino al varco Zara. Hanno chiesto di poter parlare con un avvocato o un mediatore? Hanno espresso la volontà di richiedere asilo politico? Come mai, a distanza di poche ore dal momento in cui sono finiti in mare, è stato autorizzato il passaggio, nello stretto canale, di una grande nave della Msc?». Per ultimo, Asgi e USB, chiedono «che siano messi in campo tutti gli sforzi possibili affinché le ricerche vadano avanti e soprattutto si riesca a dare un nome ai due ragazzi, nel caso in cui fosse confermato il decesso, anche attraverso esami specifici».
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