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Claudio Barontini, dal Madison al Cavern di Liverpool: «Sono l’unico livornese a essersi esibito nei due luoghi cult della musica»

di Simone Fulciniti

	Claudio Barontini mentre suona il basso a Liverpool
Claudio Barontini mentre suona il basso a Liverpool

Il fotografo e ritrattista è volato in Gran Bretagna per suonare i Beatles: «Me l’hanno proposto alcuni amici musicisti e all’inizio mi sembrava una follia riprendere invece...»

04 settembre 2024
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LIVORNO. «Sono l’unico livornese ad aver suonato nei due luoghi cult per eccellenza della musica mondiale: il Madison Square Garden di New York e il Cavern Club di Liverpool. E tra le due esperienze sono trascorsi ben 47 anni». Claudio Barontini, illustre fotografo, ritrattista di grandi personaggi internazionali, maestro del bianco e nero, nelle ultime settimane ha vissuto un’esperienza meravigliosa, tornando ad imbracciare il basso elettrico.

Negli anni Ottanta (nel 1981 l’ultima uscita ufficiale) Barontini era membro del complesso della cantante Milva, con la quale partecipò per circa un decennio a lunghissime tournée in giro per il mondo. Poi la passione per la fotografia, maturata proprio durante i concerti, e il cambio di rotta nonostante le tante richieste di proseguire. Una svolta vincente che, ad ogni modo, non ha avuto il potere di cancellare il suo amore per la musica.

«Qualche mese fa – spiega –, ero a pranzo con alcuni musicisti e le famiglie. Al momento del caffè uno di loro mi ha chiesto: ma perché non vieni con noi in Inghilterra che ci serve il bassista? All’inizio mi pareva una follia. Riprendere lo strumento dopo tutto quel tempo. Ma quando ho capito che la meta era Liverpool e che avrei suonato nei luoghi più famosi dei Beatles mi sono buttato. Oggi dico che ne è valsa la pena».

E allora quattro eroi livornesi sono volati in aereo nel Merseyside per omaggiare, con sei esibizioni in quattro giorni, il gruppo più famoso di sempre. La band “Got Back Again”, questo l’appellativo adottato dai “nostri”, oltre che da Barontini è formata da Piero Ciantelli (leader e batterista), Massimo Nota (voce) e Alessandro De Fusco (chitarra), artisti che hanno impressionato per la loro bravura e capacità di dominare la scena. «Ogni anno viene organizzato il festival dei Beatles a Liverpool – prosegue il fotogiornalista –. Ciantelli ha contatti con l’associazione dei Beatlesiani in Italia: siamo dunque entrati tra 70 gruppi provenienti da tutto il pianeta, come una delle due realtà che rappresentavano il “bel paese”». Barontini racconta una preparazione musicale (ma non solo) intensa. «Prima di andare mi sono rivisto tutti i film e i documentari sui Beatles, proprio per entrare perfettamente nel climax della vicenda. Questo mi è servito parecchio», ma soprattutto sensazioni indescrivibili, una volta nei posti cari a di Paul, John, George e Ringo. «Fai un passo dentro la storia. Strawberry Fields, per esempio, era un orfanotrofio dove Lennon andava tutti i pomeriggi, abitando a pochi passi con la zia. Un luogo che amava follemente, dove è cresciuto, per il quale ha scritto una canzone stellare; pare che Yoko Ono all’interno del parco abbia gettato una parte delle sue ceneri. Suonare lì ha profonde ripercussioni».

E il mini tour è andato avanti, sempre in crescendo. «La performance a Penny Lane, da un terrazzino, in stile “Rooftop”, alla presenza del sindaco e consorte, vestiti cerimonia, è stato un gran piacere. Poi in un pub, sempre nella famosa via, dove, dopo l’esibizione, il proprietario ci ha prospettato l’idea di un contrattino per andare lì regolarmente».

Una tappa al Lipa, l’istituto artistico sovvenzionato da McCartney, nell’auditorium che porta il nome di Harrison. Infine l’appuntamento più atteso, quello del mitico Cavern Club, dove i Fab Four si sono esibiti qualcosa come 292 volte. «Per questa opportunità dobbiamo ringraziare Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani d’Italia». Un vecchio rammarico è stato in qualche modo tamponato. «Non ho nessuna istantanea del mio vecchio concerto al Madison – conclude Barontini–. Un piccolo rimpianto che mi sono portato avanti nel corso della vita. Stavolta invece ci sono riuscito, nonostante le difficoltà e i tempi strettissimi, a mettermi posa sul palco del Cavern. Insomma, un piccolo obiettivo personale è stato raggiunto».

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