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Fabrizio ucciso dal figlio a Colline: gli anni d’oro in Baracchina Bianca, poi la malattia e i guai

di Claudia Guarino
Fabrizio ucciso dal figlio a Colline: gli anni d’oro in Baracchina Bianca, poi la malattia e i guai

Aveva 57 anni, ma ormai stava molto spesso solo: "Negli ultimi tempi lo vedevamo uscire di casa raramente. Aveva diversi problemi di salute e limitava i movimenti"

04 febbraio 2023
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LIVORNO. Le rampe di scale si inerpicano una dopo l’altra fino a lassù. Fino al quarto e ultimo piano del palazzo Casalp al civico 6 di via Paganini, in Colline. Un condominio nato come palazzina popolare in cui, col tempo, qualcuno ha deciso di comprare le case in cui viveva, diventandone il proprietario. A quanto risulta, non era il caso di Fabrizio Banti. Ma lui, in quell’appartamento, ci viveva da parecchi anni. Stava lì col figlio Leonardo. Loro due soli. Due camere, una cucina, una cantina al pian terreno e poco altro. Peraltro, stando a quanto spiegano gli inquilini del condominio, la convivenza tra babbo e figlio non era affatto facile. Anzi, spesso tra i due ci sarebbe stata una tensione di cui tutti, nel palazzo, si erano resi conto.

Convivenza difficile

«In particolare mi ricordo molto bene un giorno di luglio – racconta Roberto Rondanina, un vicino di casa –. Fabrizio diceva: non ci voglio stare a casa qui. Lui mi ammazza, lui mi ammazza. Aveva paura». Quel giorno, dicono al civico 6 di via Paganini, Banti padre mostrò anche un ematoma sul braccio. «Gliel’aveva procurato il figlio – sottolineano i vicini – l’aveva strattonato. O spintonato. O qualcosa del genere». Gli altri inquilini, inoltre, sostengono di aver sentito più volte liti al piano di sopra. In quell’appartamento, insomma, la convivenza tra padre e figlio sembrava essere tutt’altro che semplice. Oltretutto Fabrizio Banti, che di anni ne aveva 57, nell’ultimo periodo, trascorreva molto del suo tempo proprio tra le mura domestiche. Aveva problemi di salute. E uscire era diventato, giorno dopo giorno, sempre più complicato.

Banti imprenditore

Ma la vita di Banti padre non è sempre stata così. Lui, livornese di Colline, proveniva da una famiglia originaria di Porto Ercole. Il padre lavorava a bordo dei rimorchiatori e a un certo punto aveva deciso di stabilirsi a Livorno, nella stessa casa del condominio Casalp dove fino a un paio di giorni fa Fabrizio viveva col figlio Leonardo.

Banti, in passato, è stato un imprenditore. Alla fine degli anni Novanta gestiva un locale in piazza Attias e, dal 2000, è stato titolare della Baracchina Bianca con altri due soci, fino a che il gruppo ha ceduto la gestione dell’attività. Era il 2005 e da quel momento Banti, che in passato ha avuto anche qualche guaio con la giustizia, ha cessato l’attività dell’imprenditore puro e per un periodo ha frequentato il mondo dei locali notturni. Ai tempi della Baracchina Bianca non gestiva solamente il locale. Non lo faceva, cioè, dall’esterno, ma alternava i turni di lavoro con gli altri soci e non era difficile vederlo dietro al bancone a interagire con i clienti o alla cassa a gestire i conti dello storico bar su lungomare.

I problemi di salute

Poi, dopo il periodo della Baracchina Bianca e quello dei locali notturni, sono arrivati i problemi di salute e, ultimamente, da quell’appartamento usciva sempre meno. «A volte passavano anche quattro o cinque giorni senza che si facesse vedere – racconta Roberto Rondanina –. Non stava bene. Aveva problemi di deambulazione e, da quanto mi aveva raccontato lui stesso, anche al fegato. Perciò usciva quando non ne poteva proprio fare a mano, altrimenti preferiva rimanere in casa». Qualche anno fa, raccontano i vicini, si era separato dalla compagna che in via Paganini, a quanto sembra, ultimamente si faceva vedere raramente. Poi sono iniziate anche le necessità economiche. Varie volte, infatti, la famiglia aveva preso contatti con i servizi sociali della città per chiedere di essere aiutata nei pagamenti. Ultimamente non aveva moltissimi amici, Fabrizio. Quello a lui più caro era morto appena prima del Covid e lui, anche a causa della sua malattia, si era ritirato in se stesso. Gli amici dell’infanzia passata a Colline, d’altra parte, dicono che non lo vedevano da tempo. Ma si ricordano con piacere le giornate trascorse insieme, in un passato ormai lontano, e si dicono choccati e addolorati per quanto è successo. «Riposa in pace Fabrizio, ti mandiamo un grande abbraccio».l


 

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