Il Tirreno

Grosseto

L’assoluzione

Rave di Orbetello, i motivi dell’assoluzione: «Incensurati, né violenze né droga»

di Pierluigi Sposato
Rave di Orbetello, i motivi dell’assoluzione: «Incensurati, né violenze né droga»

Depositata la sentenza per l’invasione dell’ex Sipe Nobel

03 febbraio 2023
3 MINUTI DI LETTURA





ORBETELLO. Il loro comportamento fu sicuramente illegittimo e tutti erano perfettamente a conoscenza di aver occupato un’area di proprietà altrui, debitamente recintata, il cui lucchetto del cancello principale sull’Aurelia era stato fatto saltare da ignoti. Ma nei loro confronti può essere ravvisata la particolare tenuità dei fatti: l’invasione ha riguardato un’area dismessa con edifici in gran parte fatiscenti, pur se all’interno di un «contesto naturale di incomparabile bellezza»; all’epoca erano incensurati e molto giovani; non ci sono stati episodi di violenza di alcun genere né vi è prova che vi sia stato consumo o spaccio di sostanze stupefacenti.

È da queste considerazioni che il giudice Andrea Stramenga è partito per pronunciare una sentenza di assoluzione nei confronti degli undici giovani che nei giorni fra il 30 ottobre e il 2 novembre 2016 avevano occupato l’area ex Sipe Nobel dove era stato allestito un rave, con centinaia di partecipanti. Coloro che erano stati messi sotto processo erano stati individuati come quelli maggiormente coinvolte nell’organizzazione in seguito al sopralluogo dei carabinieri. Nelle motivazioni adesso depositate (la sentenza venne tra l’altro pronunciata ai primi del novembre scorso, quando era appena stato approvato il nuovo decreto), il giudice spiega i perché della sua decisione relativamente alle posizioni di Ana Valeria Barbu, 31 anni, romena, Zeno Airton Filippo Brighente, 30 anni, brasiliano, Lorenzo Paganella, 32 anni, mantovano, Giovanni Scalon, 45 anni, abitante a Udine, Federico Urbano, 45 anni, anche lui della provincia di Udine, Davide Beronio, 34 anni, di Pescara, Angelo Amelian Paraschiv, 29 anni, romeno, Ludovica Vista, 27 anni, di Padova, Elisa Esposito, 44 anni, di Bologna, Daniel Iono, 36 anni, di Cormons, Lavinia Mode, 31 anni, romena.

Tutti comunque condannati a pagare mille euro ciascuno di risarcimento danni (più 4.500 euro di spese): una cifra indicativa, argomenta il giudice, perché la proprietà Santangelo srl non ha fornito la prova dell’ammontare preciso del danno, mediante fatture in merito ai costi sostenuti per le riparazioni, il ripristino o lo smaltimento dei rifiuti.

A indurre il giudice a ritenere particolarmente lievi i fatti sono state anche le testimonianze entrate nel procedimento. Ad esempio quella del maresciallo dei carabinieri che in aula aveva spiegato che al momento del loro intervento la situazione era piuttosto tranquilla: i partecipanti al rave erano in due-tre nuclei, avevano occupato alcuni locali vuoti dell’ex stabilimento di produzione di polvere da sparo, avevano raggruppato la spazzatura e stavano per caricare le casse, i generatori e il resto dell’attrezzatura sui loro mezzi. Non solo: la consulenza effettuata da un tecnico nominato per l’occasione dagli stessi carabinieri aveva stabilito che la strumentazione trovata agli imputati era «di potenza non particolarmente elevata – nota il giudice – per cui è ragionevole ritenere che la stessa non fosse in grado di “pompare” musica a un volume tale da “assordare” (oltre ai partecipanti al rave) anche gli abitanti delle case poste al di fuori del perimetro dell’area».




 

Primo piano
Le follie del clima

La tintarella poi il gelo: cosa sta accadendo in Toscana in questo pazzo aprile, i dati e le previsioni

di Tommaso Silvi