Firenze, Careggi fra i tre migliori ospedali d’Italia. Parla la dg Matarrese: «Ecco come ci siamo riusciti»
L’azienda ospedaliero universitaria di Firenze premiata dall’ultimo report di Agenas sugli esiti del sistema sanitario. Tutti i dati e le specialità che hanno portato il policlinico al top
FIRENZE. Sul podio fra i migliori tre ospedali d’Italia. Anzi, il migliore d’Italia. Sono l’Humanitas di Rozzano per la categoria degli ospedali privati ed ex aequo per le strutture pubbliche l’Azienda ospedaliera universitaria delle Marche e l’Aou Careggi di Firenze, i “premiati” dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) per aver centrato tutte le otto voci del “treemap” su altrettante aree cliniche, costruito nell’ambito del Piano nazionale esiti (Pne) che passa in rassegna l’attività di quasi 1.400 ospedali pubblici e privati nel Paese.
I reparti migliori e i parametri
Ma quali sono i reparti e le specialità che hanno fatto fare il salto a Careggi? L’azienda ospedaliero e universitaria di Firenze era comunque ai vertici anche nel report dello scorso anno. Ma quest’anno presenta dati favorevoli in praticamente tutti i settori. Le pagelle di Agenas danno un voto agli ospedali attribuendo un punteggio in colori che variano dal rosso (peggiore) al verde scuro (migliore) passando per diverse gradazioni come arancione, giallo e verde chiaro. Il sistema di valutazione si chiama Treemap. Ecco, Careggi è al top (verde scuro) in almeno quattro macro-aree: cardiocircolatorio, gravidanza e parto, respiratorio e generale. Ed ha risultati eccellenti (verde chiaro) in tutto il resto. Ha le percentuali di mortalità più basse d’Italia a 30 giorni dall’infarto del miocardio (3,4% contro il 7,13% della media italiana), ancora meglio sulla mortalità post intervento di bypass aorto coronarico a 30 giorni dall’operazione (appena lo 0’3% contro l’1,8% a livello nazionale), va molto bene sulle broncopneumopatie, ma anche nella gestione delle gravidanze. Ad esempio, ha anche una delle percentuali più basse di parti con taglio cesareo rispetto al totale (13,94% contro la media italiana del 22,66%).
La soddisfazione della direttrice generale
«Sono veramente felice, soddisfatta per Careggi e per la Toscana – dice la direttrice generale di Careggi, Daniela Matarrese – Qual è il settore che ci ha fatto fare lo scatto? Forse la parte orto-muscolare, le operazioni al femore e le protesi d’anca. In questa specialità siamo fortemente migliorati. Ma è l’ospedale nella sua totalità ad essere migliorato. Siamo andati ancora meglio dell’anno scorso nell’area cardiovascolare, dove ci confermiamo i migliori d’Italia, abbiamo dati ottimi sulla neurologia e sull’area nefrologica. Andiamo bene sui cesarei, cioè ne facciamo pochi e benissimo sui parti, tanto da aver superato la soglia dei 3mila parti all’anno: mentre tutti scendono e noi aumentiamo».
Ma qual è il segreto di Careggi? «Tanto lavoro con i singoli professionisti e ascoltando tutti. Lo avevamo detto: nell’anno centenario vogliamo Careggi all’altezza di Careggi, e lo abbiamo dimostrato». Nonostante i tagli e la mancanza di risorse. «Ho affidato la gestione dei tagli direttamente ai professionisti, hanno deciso loro su che cosa si poteva risparmiare, in particolare sulla spesa farmaceutica. Se sono i professionisti a decidere cosa migliorare, tagliare, cosa non comprare, su quali aree di risparmio agire, i tagli non influiscono. E così è successo, tanto che abbiamo aumentato prestazioni (visite, esami e interventi) di 10 milioni di euro».
Mantoan (Agenas): «Ci siamo lasciati alle spalle il periodo Covid»
Nel complesso, nel 2023 il sistema ospedaliero ha fatto registrare un ulteriore aumento delle ospedalizzazioni, che tornano a essere quasi 8 milioni (312mila in più rispetto al 2022), in linea con i valori attesi sulla base del trend pre pandemico, sia per i ricoveri urgenti sia per quelli programmati e diurni. «Oggi il Piano nazionale esiti è diventato un patrimonio unico dell’Italia per la quantità e la solidità dei dati - ha dichiarato il direttore generale Agenas Domenico Mantoan - e l’ultima edizione ci consente di dire che ci siamo lasciati alle spalle il periodo del Covid. Il sistema sanitario ha ripreso a macinare attività tornando ai livelli del 2019, migliorando anche gli esiti oltre ai volumi di attività».
«Inoltre - ha proseguito Mantoan - è diminuito il gradino tra Nord e Sud del Paese. Da migliorare sicuramente sono le reti tempo-dipendenti fondamentali per curare l’ictus e l’infarto e per la traumatologia e di questo il comitato Livelli essenziali di assistenza e il “tavolo degli adempimenti” quando valutano le regioni dovrebbero tenere conto. Un dato positivo - ha aggiunto - è l’aumento dell’attività chirurgica oncologica e in particolare su tumore del colon e della mammella e questo grazie all’effetto degli screening che ci consentono di trovare prima queste forme di tumore. I dati del Servizio sanitario nazionale che ne derivano sono straordinari». In risalita regioni storicamente “maglia nera” come la Calabria: «Sta presentando degli elementi di miglioramento evidenti - ha sottolineato Mantoan - così come Sicilia e Puglia hanno fatto un grande salto di qualità. Infine, l’ultimo dato secondo cui il fatto di essere Regione autonoma non è sinonimo di efficienza in sanità».